"Born Annoying" esce nel 1995 per la Amphetamine Reptile, etichetta indipendente con cui gli Helmet incisero fino a "Meantime" del 1992, per poi passare alla Interscope.
In effetti ciò che impreziosisce questa raccolta è il feeling "indie" dell'operazione, che consiste in diversi brani risalenti a demo ed EP della band più due inediti del 1993 registrati appositamente per la Amphetamine Records e un paio di cover, rispettivamente di Melvins ("Oven") e Killing Joke ("Primitive").
Quindi, giustamente, niente singoloni memorabili, poca melodia, non ci sono la produzione perfetta e gli arrangiamenti sopraffini di "Aftertaste", né quelli elaborati e la esasperata vena sperimentale di "Betty"; piuttosto, la grezzezza rabbiosa degli esordi in tutto il suo splendore.
Sebbene in fase embrionale, questi sono essenzialmente gli Helmet della fase più genuinamente noise e industrial del loro capolavoro rumorista "Strap It On", datato 1990. I suoni sporchi e la qualità approssimativa della registrazione ben si adattano alla proposta musicale; tutto all'insegna della distorsione e della dissonanza dal sapore vagamente "jazzy" tanto cara a Hamilton ("Rumble" , "Geisha To Go"), coadiuvato dalla solita sezione ritmica metronomica, disciplinata e dal tiro micidiale (vedasi il groove assassino della loro versione di "Primitive").
Fermo restando che chi volesse conoscere ed apprezzare appieno il valore di questa band seminale farebbe chiaramente meglio a passare da un qualsiasi capolavoro in studio da "Strap It On" in poi (evitando accuratamente le uscite post-reunion: fuorvianti, a prescindere dal livello qualitativo, argomento sul quale qui è meglio sorvolare), questo "Born Annoying" è una valida appendice di approfondimento delle origini dell'opera di Page Hamilton e soci, che altro non aggiunge se non ulteriori perle di sperimentalismo a un filo di per sé già carico.
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