La persona che mi fece conoscere questo film, mi disse che un vero film "di paura" inizia quando sei solo, in silenzio, e spegni le luci. Dopo aver visto "Carnival of Souls" avevo capito bene cosa intendeva dire.
Un film horror ha spesso la sola funzione di farti provare qualche brivido, farti urlare, nel migliore dei casi, e poi è tutto finito lì. Rientri nella macchina, guidi fino a casa, ti metti a letto come se niente fosse. Ma ci sono certi film che ricominciano, una volta che sei solo nella tua stanza, che ti fanno insospettire ad ogni minimo rumore. E questo indubbiamente vuol dire che un film è riuscito. "Carnival of Souls", targato 1963 era un film da drive in, quelli fatti per portarci le ragazze, farle impaurire e rimorchiare, girato in tre settimane da un regista dilettante e con una spesa di 30.000 dollari. Eppure, dopo la sua uscita, soprattutto negli Stati Uniti, diventò un piccolo cult, ed è facile vederne citazioni sparse qui e là in moltissimi film. Tanto per incominciare ne "La notte dei morti viventi" di Romero, perchè è da questo piccolo e poco pretenzioso "Carnival of Souls" che inizia a prendere piede il mostro piu' a buon mercato della storia: il morto non morto, affamato di carne umana:lo zombie.
La trama del film è piuttosto semplice: un gruppo di amici hanno un incidente stradale, cadono da un ponte e muoiono (lo stesso incidente viene citato nella scena iniziale di "Beetlejuice" di Tim Burton). Mentre i soccorsi stradali ripescano l'auto, una donna (Candie Holigloss) esce dalla acque, malridotta ma miracolosamente viva (scena ripresa in modo del tutto simile nell'episodio di "Twin Peaks" sul ritrovamento di Ronnette Pulanski). Mary, questo è il suo nome, è un'organista: per motivi che non conosciamo, intraprende un viaggio verso Salt Lake City, dove si ferma davanti ad un vecchio padiglione di giostre abbandonato: la figura di un uomo vestito elegantemente, ma con i segni della morte in volto, la guarda con insistenza. Nella scena dopo Mary vive nella città: completamente distaccata, fredda e quasi intorpidita. Le strane figure di non morti appaiono sulle finestre della sua casa, per le strade, sulle vetrine, e l'apettano. Mary è l'organista della chiesa: in stato di trance inizia a suonare un musica e nello strano padiglione sul mare i morti si risvegliano e ricominciano una danza terminata secoli fa, fino a che il sagretano la caccia urlando che la sua musica è sacrilega. Non vi svelerò il finale, naturalmente. Però, se mai riusciste a trovare questo titolo (cosa poco facile in Italia) non fatevelo scappare, è un piccolo gioiello.
La messa in scena, per quanto scarna, è d'effetto, incredibilmente suggestiva nei suoi interminabili silenzi e nella eterna sospensione e sogno in cui vive la protagonista. La scelta del Saltair Pavillon, una sorta di archeologia industriale del secolo scorso, abbandonato è stata piu' che felice: il luogo stesso metterebbe i brividi, la scena della danza dei non-morti è davvero bellissima, e scommetto che Kubrik ce l'aveva presente, quando girò "Shining". E poi, di grande effetto la figura stessa del non-morto, il suo apparire all'improvviso, in contesti "normali" è decisamente inquietante.
E ora, spegnete la luce.
Carico i commenti... con calma