Henry Rollins (non) necessita di particolari presentazioni. Frontman come mai ce ne sono stati (e probabilmente come mai più ce ne saranno) poeta, scrittore, documentarista (di recente ha collaborato con il National Geographic), editore e soprattutto viaggiatore curioso e instancabile, l'uomo è passato di recente dalle mie parti per uno dei consueti tour che lo tengono occupato almeno 180 giorni all'anno. Il fatto che l'Università locale gli abbia concesso l'aula magna per la sua performance già la dice lunga sul rispetto che l'uomo riesce a suscitare. Ve la immaginate una cosa simile in Italia?

Nel corso delle oltre due ore e trenta di spettacolo è chiaro perchè Henry Rollins sia diventato una istituzione: la capacità di sviscerare argomenti sia da un punto di vista sociale che personale, la chiarezza del vocabolario (cosa non banale,si pensi ad esempio al rendere battute in inglese ad un auditorio non anglofono) il saper ottenere l'attenzione costante del pubblico, e soprattutto un torrenziale bisogno di comunicare, che è un po'il filo rosso che collega il performer animalesco di trenta anni fa con l'amabile cinquantenne (vestito di nero dalla testa ai piedi) che, domati i suoi demoni, ha saggiamente abbandonato l'attività di cantante prima di diventare la caricatura di se stesso.

Henry Rollins è adesso in grado di sorridere delle passate traversie e soprattutto di far riflettere: dai 5 anni trascorsi in tour su un furgoncino puzzolente in compagnia dei Black Flag, agli aspetti più grotteschi del consumismo americano, fino a surreali viaggi nei paesi considerati "asse del male" dalla politica americana (in Siria a sperimentare l'estrema cortesia della popolazione locale; in Corea del Nord a scoprire che Kim Jong-il avrebbe inventato l'agricoltura e scoperto il sistema solare), passando per la povertà di Haiti post terremoto o raccontando delle lettere - terribili -  ricevute dai veterani di Iraq e Afghanistan. L'abilità di Rollins nel collegare questioni cosi' diverse fra loro ha reso l'esperienza di questo evento particolare: il carisma di quest'uomo è ancora intatto, anche se ha una diversa intensità (forse perchè non più mediato dalla presenza di un gruppo rock sul palco). Alla fine di questa piacevole serata, chiedersi cosa si è andati a vedere (un seminario? uno spoken word?) non ha poi cosi' tanta importanza. Per chi scrive, era importante esserci.

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