Un mio amico su di una scascillata Panda accosta e abbassa il finestrino. Groove a tradimento, così lo chiamo. Dalle casse un po' gracchianti esce una ritmica compatta, precisa, incastratissima. Il lavoro del piano, più che altro Fender Rhodes, è il collante con gli interventi del sax di Bennie Maupin.

L'Herbie Hancock tamarro, come qualcuno l'ha definito. Tamarro, sì, tamarrissimo, la copertina è eloquente. Ma è comunque diverso dal sound acid di "Dis Is Da Drum" (uno dei picchi della tamarraggine made in Hancock) e soprattutto dal sound funk/psichedelico alla Sly Stone di "Head Hunters". Un tipo diverso di funk è questo, ricorda abbastanza il sound Motown (di cui il chitarrista Wah Wah Watson era un sessionman). Ed è proprio lui a cambiare tutto. Gli equilibri mutano, il tappeto è ora fornito dalla ritmica batteria/basso/chitarra e gli interventi del leader possono essere quindi più mirati.

Musica più immediata insomma, più catchy. Non pensate ai Weather Report, anche se in quel periodo non guardare a Zawinul e Shorter era difficile (brani come "People Music" lo confermano), ma i pezzi di "Secrets" risultano meno strutturati. Il disco è questo: niente di rivoluzionario in casa Hancock nel 1976. Composizioni ragionate, a metà fra improvvisazione e strutturazione, il tutto finalizzato all'immediatezza, all'orecchiabilità. C'è pure una rivisitazione (come poteva mancare), questa volta di "Cantaloupe Island". Il cerchio si chiude, anche questa volta Herbie ha fatto il suo dovere.

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