Passati inosservati ai più, in Europa ed in Italia, gli HeritecH sono un'assai promettente realtà estrema proveniente dall'underground americano e hanno all'attivo questo demo ed EP uscito nel 2008.
Guidano questo ultra-project, Sokaris e Dodd; dall'aspetto due ragazzi comuni, quasi due nerd (!), ma in realtà dei maniaci, degli psicopatici con perversioni robotico-industriali, due manipolatori sonori, due prodigi della musica d'avanguardia a cui piace disturbare e shockare l'ascoltatore. La loro proposta musicale è un Harsh Industrial Metal, con influenze Black Metal e Avantgard Metal, e non solo. Il fumante calderone di Xenopathic Biocide emana un acro odore post-apocalittico, assieme ad inquietanti visioni di distruzione e desolazione. Immaginatevi di svegliarvi un giorno: la città è fumante, il cielo grigio piombo, buona parte della popolazione mondiale decimata, i grattaceli distrutti, nessuna speranza e le macchine impervie controllano l'umanità pregne, tra ingranaggi e chips, di cattiveria e intelligenza propria; il tutto in un sottofondo di lancinanti urla di dolore, e rigidi rumorismi di movimenti meccanici. Questo è "Xenopathic Biocide". E' la completa conversione dell'umano in macchina, un umano che perde le sue debolezze e si sottopone agli schemi binari dell'era del computer; i sentimenti soccombono avvelenati da bleeps e softwares.
Voi direte: "cazzo Insect, tutta sta telenovela sci-fi per un demo di sei canzoni!", ebbene questo demo, a parte tutte le interpretazioni dettate dall'ego, è un grande esempio di come la musica cambi anno dopo anno, e con la sperimentazione si raggiungono vette elevate che solo chi prova e sperimenta sa. E così si destruttura la forma canzone e si creano schegge quali l'inquietante "Osmotic Epidemic" o la tetra "Digital Apocalypse". Le chitarre sono chiuse e plastiche, le vocals al limite del robotico ed elettrica è la sezione ritmica affidata ad una serratissima drum machine. Fin dove si può spingere la sperimentazione, musicale e non? Gli HeritecH sanno benissimo che non ci sono limiti, e questo dischetto ne è la prova.
Consigliato a coloro che amano la musica sperimentale e d'avanguardia e anche a chi per primo si vuole avventurare in questo genere musicale, che troverà questo disco come un buon portone d'entrata a queste sonorità.
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