Moby Dick è il romanzo americano per eccellenza, una piatra miliare che ha ispirato grandi scrittori come Faulkner e McCarthy, un mostro letterario con cui prima o poi un lettore appassionato deve fare i conti.
Perchè scrivere una recensione sul capolavoro di Herman Melville? Cos'altro si può aggiungere che non sia già stato detto su un'opera di tale caratura per non sembrare banali?
Non è mia intenzione descrivervi la trama che sicuramente tutti voi conoscete e neanche recensire Moby Dick... quale arroganza recensire Moby Dick!
Piuttosto il mio intento è di descrivere due o tre aspetti di questo meraviglioso libro che mi hanno particolarmente colpito.
Avventurandoci nel capolavoro di Melville incontriamo storie e tematiche che si intrecciano fra loro e penso che ognuno di noi possa trovare moltissimi spunti di riflessione in quanto la scrittura dell'autore è ricchissima.
Il primo riguarda la natura enciclopedica di questo racconto; si tratta infatti di un vero trattato di cetologia, Melville conosce la materia e per molti capitoli sviscera l'argomento con minuziose descrizioni scientifiche, spiegando dettagliatamente ogni caratteristica fisica del capodoglio.
Per centinaia pagine si ha l'impressione di studiare un libro di testo di qualche accademia navale anzichè un racconto di fantasia.
Un altro aspetto che può emergere è la visione biblica e dotta che ci offre Ismaele, il nostro narratore onniscente, il quale essendo l'unico superstite della sciagura capitata alla baleniera Pequod affondata da Moby Dick, si fa carico di raccontarci gli avvenimenti accaduti con uno stile altero e ricco di sfumature che ricorda proprio quello dei Testi Sacri.
Ma è per il personaggio del capitano Achab che in tutta onestà ho amato moltissimo quest'opera. Entrare nei meandri della mente di Achab è stimolante perchè facciamo la conoscenza di uno dei più grandi eroi negativi di tutta la letteratura mondiale. Un vero genio del male, una mente ossessionata da un unico obiettivo: vendicarsi della Balena Bianca, vendicarsi del leviatano che lo ha reso menomato nel fisico facendogli perdere una gamba e che gli ha dilaniato l'anima facendogli conoscere per la prima volta il sapore amaro della sconfitta.
Questa sorta di Don Chisciotte delle Tenebre possiede una ricchezza interiore e un ego spropositato proprio come quello dell' eroe di Cervantes, una immaginazione fervida che distorce la vita reale e che porta alla rovina l'intero equipaggio della sua imbarcazione.
Mentre Don Chisciotte, personaggio candido per eccellenza coinvolge il contadino Sancho a seguirlo in avventure improbabili per raddrizzare torti fatti a fanciulle indifese, Achab convince in un attimo i suoi marinai a seguirlo in quello che è un suicidio annunciato.
Secondo me non dobbiamo credere fino in fondo a quello che scrive Melville sulla convinzione del capitano di avere la meglio su Moby Dick, egli è troppo colto, troppo geniale per non capire che la Balena Bianca è invincibile.
Sono convinto che il fascino del romanzo risiede in questa ambiguità: Melville non ce l'ho dice ma il suo personaggio sa di andare incontro a morte certa, sa che la Balena non si può sconfiggere perchè è l'insieme di tutto ciò che è e rimmarrà inconoscibile per l'uomo, la sua bianchezza spettrale rappresenta la morte stessa; Moby Dick era e sarà il re incontrastato di ogni mare e non c'è speranza alcuna per chi si frappone sulla sua traiettoria.
Achab è un personaggio talmente suggestivo che ha influenzato persino altre arti, pensate ad esempio all'Aguirre interpretato da Klaus Kinski nella pellicola di Werner Herzog.
Il protagonista del film non possiede la ricchezza interiore del capitano del Pequod: è sicuramente più meschino ed incolto ma anch'egli possiede un ego smisurato e la sua ambizione porterà alla rovina se stesso ed il suo equipaggio nella folle discesa del fiume alla conquista dell'eldorado.
Se Achab è Aguirre, Moby Dick è il Fiume. Moby Dick non è un libro "simpatico", la sua ambientazione esotica può trarre in inganno, i suoi continui riferimenti alla Bibbia rendono difficile una piena comprensione del testo e sinceramente penso di aver goduto solo in parte delle molteplici sfumature della scrittura di Melville, il consiglio che posso dare è di leggerlo con un dizionario a portata di mano perchè certi termini sulla navigazione sono veramente specifici e molto frequenti.
Insomma a volte può sembrare una faticaccia ma alcuni capitoli sono di una bellezza folgorante, leggete ad esempio "le candele" e "sinfonia" e vi ritroverete in un cosmo a parte, scandaglierete l'abisso della follia umana in compagnia di un personaggio ossessionato dai fantasmi più reconditi che forse, almeno in parte, appartengono anche a noi.
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