Dopo il successo di "Ringu" e "Ringu II", e relativa assimilazione holllywoodiana, il duo Nakata - Suzuki torna all'opera con un thriller che mantiene invariati alcuni elementi chiave dei suddetti, nominalmente schermi infestati da bambine d'oltretomba e nuclei familiari con madri divorziate, inserendo però come veicolo a quest'ennesima maledizione che attanaglierà madre e figlia, l'acqua... Le due infatti, trasferendosi in uno stabilimento nella periferia giapponese, noteranno una chiazza nel soffitto che, congiunta a saltuari passi provenienti dal piano di sopra, farà convenire l'attenzione delle due verso la possibilità che l'abitazione soprastante sia infestata. L'ipotesi diverrà certazza col ritrovamento di una borsetta, appartenuta in origine ad una bambina scomparsa, e che ripresentandosi in più occasioni farà da apripista per strani eventi.
Sfortunatamente oltre a trascurare la possibilità di dare fuoco a tale borsetta, Yoshimi perde ricorrentemente di vista anche la figlia cagionevole di salute... imbattendosi però, in cambio, nello spettro della bambina scomparsa: da plauso la sequenza in cui Yoshimi, pensando essere la figlia la bambina ormai debilitata raccolta dal suolo nell'appartamento infestato, percorrendo il corridoio verso l'ascensore, nel voltarsi vedrà la figlia emergere dalla soglia dell'appartamento, con susseguente realizzazione di tenere per mano qualcos'altro di orrido...
Sotto l'aspetto tecnico il regista Hideo Nakata propone tonalità offuscate da diluvi di pioggia e quelle diaspro giallo dei flashback, alternate al cielo terso della periferia... con la notte che farà presto capolino fino a porre definitivamente il suo sigillo alla pellicola, e inquadrature che nel frattempo da instabili divengono storpie dal momento in cui nella trama il riflusso del male allaga il labirintico edificio tra echi distanti di pianoforte e batteria e archi a fare da arbitro alla separazione della madre dalla figlia: un rapimento che, trascorsi dieci anni, ricondurrà la figlia nello medesimo luogo, e verso l'ennesima brutta sorpresa in sua attesa, sancendo la solitudine come unica "morale" della prolessi e del film stesso.
Carico i commenti... con calma