Continua il sogno degli High Hopes band britannica che dopo un EP omonimo non proprio esaltante giungono al tanto atteso album d'esordio, "Self Revival" per l'appunto. Un lavoro che segna una sorta di svolta nel DNA del quintetto, ora più che mai pronto a fare sul serio e proprio per questo motivo attento nel cercare le figure giuste per quello che è a tutti gli effetti un lavoro riuscito. Una ricerca che li ha portati ad affidarsi a un guru della produzione quale Russ Russell, il quale dopo aver collaborato con gente come Napalm Death, Evile e Wildhearts pare abbia scommesso forte su questi ragazzi, i quali, a loro volta, non hanno tradito le attese.

"Self Revival" è un album che fonde le sue radici nel metalcore vecchia scuola, fatto di growl potente e sezione ritmica martellante, qualcosa che insomma sa il fatto suo soprattutto dal vivo. E se fin qui tutto parrebbe non destare grande interesse a dare una ragione di vita a questo disco ci pensano le chitarre, molto più varie nelle soluzioni e vicine a ciò che il post-hardcore ha saputo regalarci negli ultimi anni. La gamma di soluzioni offerte apre notevolmente gli orizzonti a questo lavoro, che tutto ad un tratto ha un taglio moderno e un gusto piacevole al palato, in pratica ciò che mancava a questa band, una ventata d'aria nuova. Cercando una sorta di definizione verrebbe da classificarlo come hardcore new school, ma poi fondamentalmente chi se ne importa? L'importante è avere a che fare con un prodotto capace di meritarsi i nostri soldi (o meglio, i soldi di chi ascolta questa tipologia di musica) e questo "Self Revival" ha sicuramente centrato l'obiettivo. 

Carico i commenti...  con calma