Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su http://www.theemptydream.it/post/2011/05/21/Hiperbole-Visu-Laiku-Topai.aspx

 

E adesso vi chiederete: e come ti è venuto in mente di metterti a cercare roba del genere, proveniente dalla lontana e sconosciuta Lituania (ah, perché, cantano pure, lissù?), dal titolo pressoché impronunciabile e vagamente esoterico?

Semplice, per due motivi. Uno, personalissimo: mi piacciono le lingue e la linguistica, ed ascoltare qualcosa nella lingua più arcaica d'Europa, che qualcuno ritiene ancora intercomprensibile con l'antico indoeuropeo, è un sogno che s'è realizzato. Il secondo, molto più condivisibile: mi piace la musica, nelle sue forme più ricche di qualità, nei suoi aspetti più reconditi e più riusciti, pur se relegati nella sordina più assoluta di uno dei posti più nascosti dell'intero continente.

Il titolo, che dovrebbe significare pressappoco "All Time Charts", si riferisce ad un doppio CD contenente, per l'appunto, le migliori hits del gruppo lituano, attivo tra gli anni '70 ed '80, e releasato nel '95 dalla, udite udite, Bomba Records.

Già, alta qualità. E' la definizione esatta: nella nebbia di composizioni che possono suonare approssimative, delicate nella loro voluta non-specificità, ne spicca qualcuna che io personalmente inserirei nella top 50 degli ultimi trent'anni. Prendete ad esempio "Sugrižk" (Ritorna), lenta ballad dal refrain commovente, toccante, simpaticamente sgradevole nelle lyrics, spensierata in un ritornello in cui spicca un tuono ed un lampo. O "Balsas Atminciai" (Voce della memoria), misurata eppure esplosiva canzone calda, da vinile, per quando ritorni a casa dopo una sera di lavoro e posi il tuo impermeabile su una sedia accendendo lo stereo. "Pamiršk Mane" (Dimenticati di me), una canzone che ascoltarla arricchisce, e non di poco, la propria cultura...

Certo, incastonate tra queste, una sequela di canzoni che in tutta sincerità non stento a definire dei filler (ed in una top chart onestamente ciò è indicativo della qualità non eccelsa degli autori, mai divenuti famosi al di fuori della Lituania): "Kelio Pradžia", "Kodel", "Vejo Balade", non aggiungono molto a quanto detto, pur non essendo pessime realizzazioni.

Migliori, invece, stavolta nel CD numero 2, "Vasara", la spensierata "Išgalvotas Gyvenimas" (Vita immaginaria), le oneste "Aitenu" e "Pakeleiviai", controaparti della semplice, non ricercata ma diretta "Ieškosiu Taves" (Ti cercherò).

In definitiva non si può certo dire di aver trovato l'amore musicale della propria vita, dopo essere capitati sugli Hiperbole. Ma il valore di certi ritrovamenti, vera e propria archeologia di mondi alieni, può risultare riferito alla cultura che una rarità del genere può rappresentare, e non solo al valore prettamente artistico, certo non infimo, dei nostri amici baltici.

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