Come morbide, soffici strisce di carta srotolata, fruscii automatizzati che non intaccano il sonno.

Come padiglioni di sogno (il dondolio dei covoni di grano, eccetera) ma lasciati a loro stessi, a stillare sbadigli.

Come leziosi giochi di grigi, di metronomi sgangherati, di tepori di lenzuola.

Come gymnopédies, esercizi che paiono spire, rificolone di carte colorata.

Come cose che non si sa come prenderle, da quanto sono impalpabili, prive di spigoli e ruvidezze.

Cose così.

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