Sarebbe un errore definire HLFMN (Half Man) un semplicemente progetto elettronico, specialmente dopo aver ascoltato il suo ultimo album: You’re Shifting Now.
È infatti un progetto che comprende sì la musica, ma anche la sperimentazione e soprattutto delle tematiche estremamente interessanti.
Infatti tastiere e sintetizzatori, percussioni e drum machine, effetti elettronici e suoni ambient, echi lontani e sample distorti accompagnano l’ascoltatore in un viaggio di sensazioni e impressioni unico, attraverso il quale si ha come l’impressione di perdersi tra le good vibes e le atmosfere più pesanti, magistralmente intervallate.
Tutto ciò si nota subito, a cominciare da Dance che regala vibrazioni sognanti e leggere attraverso uno stile 100% elettronico, mentre le successive Yin e Gypsy Girl trasmettono più inquietudine ed utilizzano sonorità più orientali.
O ancora Seismic Love più melodica e indubbiamente il brano più pop dell’album, caratterizzata da un sound molto più vicino all’indie elettronico, seguita da Farewell che si distacca creando un’atmosfera quasi fluttuante attraverso echi in continuo divenire, oppure da Volcano che, subito dopo il brevissimo intermezzo di Relief, cambia le carte in tavola creando irrequietudine attraverso bassi martellanti e ritmiche più imponenti.
Continuando con Go Out (altro breve intermezzo pacato) e People From the Woods in cui l’artista introduce componenti ambient molto più serene, seguite da Into the Silence, lontana ed ovattata, dominata dal pianoforte.
Scandinavia part. 1 e Scandinavia part. 2 ricordano lo stile di Moby, caratterizzate da cori in lontananza e ritmiche in primo piano in continua crescita.
Far è minimale e molto zen, tendente al post rock, mentre Monastery ripropone le sonorità orientali mischiandole stavolta a synth decisamente techno.
A Sunset sfrutta dei sample che propongono suoni provenienti dalla natura (principalmente rumore di grilli), All is Light invece è limpida e unisce un pianoforte molto dolce a dei vocalizzi intensi ed infine Endless Game chiude il disco in stile neoclassico contaminato dall’ennesima parentesi orientale.
In definitiva un disco complesso ma estremamente avvolgente e intrigante.
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