Le Hoahio sono un trio di signorine giapponesi dalle ottime credenziali: la front(wo)man Haco ex-cantante del gruppo di culto After Dinner, Sachiko M collaboratrice di Otomo Yoshihide (Ground Zero) e titolare anche di un’interessante carriera solista ed infine Yagi Michiyo virtuosa del koto, tradizionale strumento a corde giapponese.
Il disco, come tradizione Tzadik comanda, è prodotto con un massiccio ma sapiente uso di campionamenti ed elettronica perfettamente amalgamati a strumenti suonati ottimamente e in maniera non compiaciuta.

Il brano di apertura, “Hoahio Song” è una stranissima quanto divertente cantilena androide con una parte vocale fredda e ripetitiva accompagnata in maniera altrettanto aliena da tocchi di Koto e sinth-bass nonché sospiri e ansimi campionati, è uno dei brani di punta che però si stacca dal resto del lavoro che dalla seconda traccia in poi propone un alternarsi di spensierate canzoncine melodiche e brani strumentali (r)umoristici.
Sul primo versante citiamo l’irresistibile “Happy Mail” costruita su una ritmata base di mandolino e koto e cantata in maniera lievemente (e volutamente) stonata dalla dolce voce di Haco; nonostante il giapponese del testo non sia capibile ai più, il buonumore emanato da questo brano risulterà davvero contagioso. Sulla stessa falsariga ma leggermente meno riuscita “Jellyfish” che però con il suo ritornello “da cartone animato” vi strapperà sicuramente almeno un sorriso. Non divertenti ma comunque gradevoli sono invece la più lenta “Marimo” che ricorda qualcosa di Bjork, e la quasi sinistra “Invisible fireworks II” con un cantato senza melodia e un koto che con pochi tocchi riesce a creare un’atmosfera inquieta.

Poi come dicevamo prima ci sono i brani (r)umoristici, con la erre tra parentesi perché non si tratta di brutali ed efferati assalti al rumor bianco tipici del japanoise ma di scherzi e divertimento puerile, voglia di far casino insomma, in più fa sorridere il contrasto che questi brani, comunque aspri, hanno con le leggere canzoncine di cui sopra.
Da segnalare in quest’ultimo frangente le “mitragliate” di “Seeds”, il ronzio d’archi di “Sea wall III” e l’improvvisazione frammentaria della forse troppo lunga “Dundun”. A chiudere il disco c’è purtroppo la melensa “Less Than Lovers More Than Friends” che ricorda vagamente “With Or Without You” degli U2, forse l’unico episodio del quale si poteva fare a meno, comunque “Ohayo! Hoahio!” resta un disco godibilissimo e frizzante, consigliatissimo a chi vuole ascoltare qualcosa che sia “leggero” e ma anche valido musicalmente.
Voto:3,5

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