Nei meandri variegati, innovativi ed eterogenei di quello che spesso arbitrariamente viene definito rock progressivo, esistono realtà, ai più sconosciute, che possono offrire spunti di interesse. Innegabilmente, quando gli spunti di interesse si trasformano in vero e proprio piacere di ascolto, ci si rende conto di quante grandi cose manchino all'appello dell'ascoltatore, facendo sì che il prog diventi terra d'esplorazione e di ricerca continua.
Piacendo in quest'ultimo periodo, ai Debaseriani, l'area tedesca, desidero proporre un gruppo che, son certo, non deluderà. Gli Hoderlins, già operativi nel 1970, sono stati fondati dai fratelli Christian e Joachim Grumbkow, ma hanno avuto l'esordio discografico con il fantastico "Traum" nel 1972. La loro miscela di prog sinfonico, folk acustico, jazz e psichedelia li portò nel 1976 a questo splendido "Clowns & Clouds", il loro lavoro più completo, elegante e coinvolgente. A differenza delle precedenti uscite questo lavoro si presentò in maniera più organica e compatta, con un'impronta stilistica inconfondibile fatta di grande capacità strumentale e un occhio particolarmente attento alla composizione e alla dinamica dei brani.
La particolarità del lavoro, che unisce parti elettriche e acustiche con notevole sfoggio di ritmiche complesse e variabili, dà modo di assaporare aperture sinfoniche estremamente ambiziose e passaggi acustici appena accennati, magari con l'utilizzo di una dolce viola o di un delicato flauto, in attesa della successiva esplosione strumentale, come accade nel brano "Your Eyes", o nella splendida opener "Madhouse" la cui dinamica appassiona da subito. Il brano però che è elemento di massima attenzione è la lunga è cangiante "Circus", suddivisa in tre movimenti e dotato di un apparato strumentale che non ha nulla da invidiare ai grandi e blasonati gruppi albionici dello stesso periodo, tra magniloquenti organi e una voce multiforme di grande spessore. Non escluderei che l'ascoltatore possa trovare punti di contatto con Genesis, Camel, Gentle Giant o Curved Air in passaggi che miscelano perfettamente sinfonismi, folk e fusion in un tutt'uno personale e accattivante grazie all'utilizzo di archi e fiati, che contrappuntano chitarre bucoliche, tastiere e canti in pastorale lusinga. Molto bella anche la copertina.
Consiglio anche altri lavori di questo gruppo come il citato "Traum" (1972) o "Rare Birds" (1976).
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