Album uscito fra due tragedie, il suicidio di Kurt Cobain e la morte per overdose della bassista Kristen Pfaff, Live Through This è di gran lunga il miglior lavoro delle Hole ed un album davvero notevole, tra i migliori dati alle stampe in quel di Seattle (sia sempre benedetta la Bologna degli U.S.A.).
Quartetto a maggioranza femminile quello capitanato dalla vedova Cobain, Courtney Love, che si avvaleva del supporto di Eric Erlandson alla chitarra (unico maschietto) Kristen Pfaff al basso e Patty Schemel alla batteria.

L’album è in perfetto equilibrio tra furia punk e ballata melodica, brani in perfetto Seattle sound dove la rabbia sembra placarsi per un attimo per poi riespledere improvvisa e repentina, con Courtney Love sempre amabilmente sguaiata a fare da mattatrice, con, la sua voce capace di sferzare e di ammaliare allo stesso tempo.

Brani come “Violet ,“Miss World”, “Doll Parts” e “Softer Softest” sono dei classici e potrebbero essere presi ad esempio per quello che è stato il grunge, ma anche il resto della scaletta è capace di affascinare e di avvincere, mai una caduta di tono, mai la voglia di saltare un brano.
La leggenda narra che dietro questo album ci sia lo zampino del compianto Cobain (Gutless è un outtake dei Nirvana, sono pronto a scommetterci) che sia vero o no a questo punto interessa poco, anche se per un album di tale bellezza il dubbio nasce spontaneo. Che la signora Love sia capace di produrre musica così tormentata e sofferta?! Visto (o meglio ascoltato) il prima e il dopo verrebbe da dire di no. Sicuramente se così non fosse, l’interpretazione di uno spartito altrui è da applausi.

Un grande spaccato di rock uterino, che ascoltato in tempi di Evanescence e Avril Lavigne ci fa rimpiangere la nostra adolescenza e i bei ’90 che furono.

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