Vi voglio raccontare il mio giorno da piromane (o da gran cojòn). Nessuno dovrebbe avere mai in vita un giorno da piromane a meno che non si trovi per caso in parlamento con una tanica di senza piombo e dei cerini, possibilmente in giorno di votazioni. Avevo 16 anni, andavo a scuola ma in realtà non andavo a scuola. Andavo a spasso in mezzo alla natura e piccoli fiumiciattoli (saltavo fra rocce tipo rana). Alcuni avevano la fortuna di segare scuola in compagnia e stare giustamente in qualche bar caldo a passare le ore. Io avevo la (s)fortuna di odiare tutto e tutti, me compreso,e le ore le passavo in un freddo esistenziale che mi ammuffiva le ossa.
- - - - -MESSAGGIO PUBBLICITARIO: Mettete un santino di qualcuno che vi piace sullo specchio, non date confidenza ad una realtà fasulla, contraria e retrostante.
Li conoscete quei dischi che vi ringiovaniscono? Sono dischi che suonano sinceri, con persone che si sgolano, melodie fugaci, variabili e sospese tra allegria e malinconia. Un certo tipo di muscica che possiede un’urgenza tutta propria: quella di brillare alle orecchie degli ascoltatori. Sto parlando dell’indie rock. Funziona più o meno come una zigulì all’arancia, torni un po’ bambino, che poi le zigulì non le ho mai assaggiate giuro. Gli Hop Along (di Philadelphia) sono un po’ Breeders, Cat Power, PJ Harvey, la prima Alanis Morissette. Suonano bene, con soluzioni mai scontate, bravi musicisti, ottima registrazione sporcata al punto giusto, testi giovani e romantici che fanno un po’ riflettere. Rock melodico con la bellissima voce roca della frontman Frances Quinlan, che imbraccia una gibson e ha tanti tanti braccialetti ai polsi con scritto probabilmente che la nostra musica è così bella e suonata con passione che passa in secondo piano, perché: hey baby, it’s all show-biz.
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Il giorno da piromane fu un giorno di primavera abbastanza secco, ero in un prato che conosco bene, in una depressione (non solo geografica) tra due colline fiancheggiata da un torrente. Ci sono dei tigli secolari che profumano d’api e ronzano di polline ad aprile. Lì facevano un festival di freakkettoni super reggae fino a qualche anno fa e per questo motivo c’erano due chioschi e tre baracche di plastica che rimanevano lì tutto l’anno parcheggiati in attesa dell’evento. Potevo entrare in tutte le baracche, non erano chiuse a chiave, c’erano pochi oggetti inutili dentro e tanta polvere. Quel giorno penso bene di entrare nella baracca più grande che sarà stata 15mq e con l’accendino dare fuoco alle pagine dei quotidiani insulsi che ogni tanto portavo con me e leggevo.
- - - - -MESSAGGIO PUBBLICITARIO: la caseina vaccina favorisce l’aterosclerosi ed è una sostanza colloidale che ricopre l’intestino (come il gaviscon), impedondo la funzione di assorbenza delle sostanze nutrienti. Fanculo il latte e viva le capre e le pecore (ciò spiegherebbe la longevità dei sardi).
Questo è stato un regalo ben gradito, ogni tanto le nostre generazioni di downloader compulsivi dovrebbero ricordarsi della scoperta orgamisca ripetuta a fuoria di search, che nel 70% dei casi risultava essere fuffa. Mixato da un certo John Agnello questo LP scorre viscoso come la vaselina, vi metto il pezzo singoloso: The Knock, poi un pezzo tipicamente Americana: Well Dressed, ed un pezzo Folk: Happy To See Me, giusto per far capire la nostra/i nostri sanno spaziare sapientemente. ‘Painted Shut’ è un album del 2015, di ragazzi superati i trenta che vanno per i quaranta, quanti “vecchietti” così vorrei ci fossero.
Ogni tanto tocca riscoprire le proprie origini e prendersi delle ferie mentali per tornare adolescenti in maniera spensierata e ribell(a)e.
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La baracca fatta di un po’ di legno scrauso e tanta plastica all’interno era secchissima, nonostante gli spiragli qua e là. Capite bene che dare fuoco ad un giornale dentro non era una buona idea, infatti nel giro di un minuto avevo perso ogni speranza di fare il pompiere nella vita.
Uscito, sono rimasto imbambolato a guardare la forza primitiva del fuoco che iniziava a deformare tutto. Una colonna di fumo più nera del batacchio di un manzo nero in una notte senza luna s’alzò fiera in cielo ed io decisi di telare. Per fortuna ci sono abitazioni non lontano, presto infatti sul sentiero di ritorno un signore arriva in motorino un po’ preoccupato e mi chiede una roba tipo “C’entri qualcosa con quel fumo?” io ho fatto gli occhi dolci “Eh? MMM No...” anche se puzzavo come un carbonaio e lui ha proseguito per controllare che cacchio fosse successo.
La storia ha un’happy ending, anche se quel giorno ho inquinato l’atmosfera come 5 anni di spostamenti in macchina, destino volle che quella fosse la baracca un po’ più isolata dalla vegetazione, perché credetemi dare fuoco ad un tiglio secolare non me lo sarei mai perdonato, quello non ha vissuto più di cento anni per vedersi bruciato da un moccioso. Tornato sul luogo del misfatto era rimasto un cumulo di cenere ed un grande anello nero per terra, tipo portale per l’inferno.
Poco tempo dopo ho parlato con ragazzi un po’ più grandi e casualmente tirano fuori la storia dell’incendio nel giardino dei freakkettoni, dicono da attribuire senza dubbio a qualche seguace di forza nuova. Senza dubbio.
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