Horse the Band: prendi un chitarrista per così dire "tutto-core", e affiancalo ad un'ottima sezione ritmica, basso e batteria colorate e mai banali. Ora aggiungi al trio un cantante dall'aspetto decisamente improbabile, baffoni alla James Hetfield e una discreta pancia etilica: una sorta di Drugo Lebowski dall'urlo disperato e dalle liriche tra il visionario e l'evocativo. L'arma vincente degli HORSE è però un tastierista anomalo: capelli lunghi e sporchi, perennemente nudo ai concerti, dotato di incisivi ipersviluppati e soprattutto di una tastierina a 8-bit, come nelle prime console giapponesi: nella roboante battaglia di suoni e frastuoni tipica del metal-core, la piccola voce di questo organetto la fà da padrone, stempera i toni, e restituisce al genere una certa originalità.
Tra melodie catchy alla Super Mario Bros e digressioni epiche, "A Natural Death" spiazza e stupisce: la velocità di "Hyperborea", prima traccia dal dente avvelenato, la potenza di "Murder" e le intuizioni brillanti sui ritmi in levare di "The Starling Secret..." sono un perfetto incipit per l'ottima proposta di questa band di pazzoidi nostalgici dell'era Nintendo.
A episodi più seri come "New York City" e "His Purple Majesty" si alternano tracce più naive come "Sex Raptor" e "Kangorooster Meadows" le cui tastiere ricordano le vivaci ruffianerie della dance anni '90, a testimonianza del fatto che i nostri non si prendono certamente sul serio.
Le liriche, personalmente curate dal cantante Nathan Winneke sono molto interessanti: ciniche, divertenti e metaforiche. La natura è la protagonista principale, creatrice, distruttrice e madre di ogni difetto:
A Natural Death is about the futility and arrogance of creation and destruction, the overwhelming scale of space and time, and the brutal majesty of nature, the horror of birth and the beauty of death. Everyone who will ever live will die a natural death, and will soon after be forgotten for eternity. Hopefully this album will serve as a warning to the human race to stop taking itself so seriously, as we have seen the dire consequences of its actions in the future. You are nothing.
Con ogni probabilità "A Natural Death" passerà inosservato nel tempo, sfilando tra la folla di aficionados del genere e non addetti ai lavori. Certo gridare al miracolo sarebbe esagerato: non stiamo parlando dei Pink Floyd di fine secolo, non sfiorano la magnificenza di alcun mostro sacro del tempio del Rock 'n Roll. Eppure in un epoca di mediocri e tristi imitatori di altri, in cui la maggior parte degli artisti di successo si limita a riproporre la bravura di pochi, gli Horse the Band brillano di luce propria: un lume vivace e (seppur nel suo piccolo) brillante.
Carico i commenti... con calma