Chitarrina con un bpm che neanche il proto-videogioco Pong. E da lì a poco, un basso che prova a scavalcarla. Qualche piatto, ma con moderazione quasi jazz. E poi una schitarrata da amplificatore appena acceso. E via con spennate e arpeggi irresistibili.

Questo l'inizio del terzo lavoro dei canadesi Hot Hot Heat, reduci da 'Elevator' disco del 2005 che li aveva lanciati nel mainstream e in classifica con i singoli 'Goodnight Goodnight' e 'Middle Of Nowhere', lasciando un po' di amaro in bocca alla scena indie che aveva invece idolatrato il loro primo lp 'Make Up The Break Down' del 2002, quello con 'Bandages'.

1-Happiness Ltd.: dopo l'intro di cui sopra, la traccia si snoda in labirintiche geometrie chitarrose, per le cui vie s'addentra l'abile Steve Bays (voce a primo impatto un po' fastidiosa, ma che con gli ascolti amerete). Si tratta del classico "anthem" da apertura di disco, un po' come fu 'Sam's Town' per l'omonimo disco dei The Killers. 'Happiness is limited/ But misery no end' questo è il leit-motiv delle liriche. E poi, mentre tutto sembra tranquillo grazie ad un piano morbido morbido, via con gli 'It's over now' in cui esplodono tutti gli strumenti, con tanto di cori da inno nazionale. Traccia davvero spessa, insolita per gli Hot Hot Heat.

2-Let Me In: primo singolo con video. Super-riff iniziale che ha un che di amarognolo, mega tastiera con jingle da centro commerciale a sostenere il tutto, chitarra acustica sistemata nel canale sinistro. La sensazione è quella della cavalcata. Canzone davvero molto molto catchy. "(I'm begging, baby, Let me in/)Baby, just let me in/I'm begging at your door just let me in" il ritornello che non vi leverete dai padiglioni auricolari, anche grazie ad un ritmo di batteria davvero coinvolgente nel prechorus. Finale con assolo a salire. Sempre più in alto.

3-5 Times Out Of 100: le atmosfere sono quelle di 'Elevator'. Schitarrate di qua e di là per una traccia alla quale nessuno ma dico nessuno potrà resistere (a forza di battere il piedino in sto disco, il rischio è quello di una tendinite acuta). "Five times of a hundred...": urlatelo pure, che vi fa bene. Prechorus con batteria che martella il rullante e testo manifesto Hot Hot Heat (quello stile cazzone che più cazzone non si può) : "Hey, hey, hey, i don't want a no/ Say, say, say, i don't want to go/ Stay, stay, stay, i don't want a slow, slow, slow day". Detta così fa ridere, ma giuro che l'incastro con il tappeto sonoro è perfetto. Il riff di chitarra è una roba incredibilmente coinvolgente. Nel finale simil-tragico con piano e coretti lacrimevoli, c'è tempo per un organetto che parte molle-molle e poi come un spiritello si insinua nelle nostre cuffie fino a presentarci il migliore amico degli Hot Hot Heat: il battito delle mani. Basso e mani. Sciabolata di chitarra. E di nuovo cazzoni.

4-Harmonicas & Tambourines: ma siamo in un cd del 2007 o in una puntata di Creamy? No perchè questa intro pare proprio un pezzo degli anni ottanta. Batteria elettronica a go-go. Basso che nemmeno Donna Summer. E poi via con la spremuta di chitarra. Il ritornello non è dei migliori. Traccia carina ma non fra gli higher shots.

5-Outta Heart: la traccia più bella del disco è quella in cui gli Hot Hot Heat fanno meno se stessi. La prima ballad della storia della band fa subito centro. Intro con batteria sola soletta (rullante a manetta). E poi un riff di chitarra amarissimo, acustica spettrale, basso cattivo. Grande canzone. Ritornello da storia, anticipato da mille violini suonati dal vento: "I'm out of my soulI/ I'm out in the dark / I'm outta my mind and I'm outta my heart.
I'm outta my luck/ I'm outta the know/ I'm outta control but I want you to know". Ma le sensazioni più belle devono ancora arrivare: il bridge con il cantante che domanda urlando "Are you worth your weight in gold?" e la band che in coro risponde "Oh no, oh no" vale da solo l'acquisto (o il download del disco).

6-My Best Friend: no tranquilli, il tastierista della band non si è bloccato: il piano sincopato che fa da intro alla traccia number 6 è solo l'apripista di un ritmo bombatomica che sta per arrivare da lì a breve. Drum machine e poi....Boom! L'avete sentita? Piano che farebbe invidia alla soundtrack degli Aristogatti. Ed è in arrivo poi un altro ritornello da diventare matti: "Whoa oh oh oh/ Oh oh oh oh/ I never want/ I never wanted anyone/ I never want/ I never wanted anybody". Roba da stadio. Gli ultra gliela fregheranno? Grande assolo con ampli super crunch.

7-Conversation: un altra canzone bellissima? Eh diavolo, Hot Hot Heat, ma siete bastardoni eh?! Intro che pare la musichetta del flipper. "No need to hesitate/ No need to concentrate/ No need to slow things down with conversation". E via con la schitarrata. E basso che borbotta. Prechorus da favola, con chitarre tirate davvero a lucido. Canzone davvero sexy. Grande produzione. Ma come non si può non adorare questa band, con un assolo di chitarra travestita da organo?

8-Give Up?: ok adesso la smetto: vi assicuro che questo è l'ultimo capolavoro del cd. Si inizia con un ritmo brasileiro ottenuto grazie a delle confezioni di Pringles (Tullio De Piscopo special guest?). Aspetta! C'è anche un piano. E un synth che strizza tutto come uno straccio. E poi...all together (con l'elettrica che pare una puntina che riga il vinile) "Frustration, Frustration/ I hate this vacation/ So give up (give up)/ Give up (give up)/ I've got to get away from here/ Its killing me just thinking 'bout". Vi giuro che sul "Give up" di coro/risposta io non resisto e mi dimeno come una checca dando finti pugni in aria. "ghiv ap!! ghiv ap!!". Che energia! Che grande cd!!!

9-Good Day To Die: pezzo melanconico meno efficace però di 'Outta Heart', forse il più debole del lavoro. Acustica e elettrica che arpeggia. Ogni tanto qualche synth e riff elettrici molto bassi. Niente di che, questa volta.

10-So So Cold: ottima synth-song, che ricorda molto l'atmosfera respirata in tracce finali di 'Sam's Town' dei The Killers come 'This River Is Wild' o 'Why Do I Keep Counting?' (anche se nel ritornello ricorda moltissimo 'Bling (Confessions Of A King)"). Il chorus è davvero efficace, con ottime spennate elettriche.

11-Waiting For Nothing: piano e, più in là, una chitarra così distorta che quasi non si sente. Poi tamburelli. Un. Due. Un, due. Buon pezzo per chiudere l'lp, non sicuramente eccellente.

In definitiva, un cd davvero coinvolgente, di ottimissima produzione, sicuramente da top5 per il 2007, che spinge gli Hot Hot Heat di nuovo verso la classifica. I livelli sono eccellenti come per 'Elevator'. E alla fine la tallonite è assicurata.

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