Ecco il primo disco degli Hot Leg, "Red light fever". Qualcuno potrebbe non conoscerli, e magari ritenerli un "gruppettino" dei tanti, ma in realtà stiamo parlando del nuovo progetto di Justin Hawkins, ex frontman del famoso gruppo The Darkness. Scoprii l'album quasi per caso, quando per curiosità, dopo aver saputo che gli altri ex Darkness erano tornati come Stone Gods, cercai in rete cosa diavolo stesse facendo quel pazzo di Justin, leggendo appunto di come nel Febbraio 2009 avesse pubblicato questo nuovo disco.

Ricordando gli ottimi brani (e che video!) del "passato" ascoltai immediatamente l'album, pensando (o sperando?) di ritrovare la prosecuzione di "Permission To Land" e "One Way Ticket To Hell... And Back", e in parte così è stato.

Si parte con "Chickens", brano frizzante con un ritornello particolare che ti rimane in mente e un acuto di "quo quo quo" davvero irresistibile... grande Justin!. "You Can't Hurt Me Anymore", "Ashamed" e la riuscita hit "I've Met Jesus" completano un inizio rapido, divertente ma non banale. "Trojan Guitar" è la più bella e originale dell'album, varia, divertente e "innovativa" rispetto allo stile delle altre canzoni. "Cocktails", caratterizzata da un intro con sintetizzatori in stile '80s, è un'altra buonissima canzone, in linea con la direzione dell'album. "Gay In The 80's", "Prima Donna" e "Which Ever Way You Wanna Give It" sono 3 canzoni carine con un buon ritmo, che non rappresentano cadute, ma neanche i punti più alti del disco. Infine troviamo "Kissing In The Wind", bel finale con tendenze blues, forse il pezzo più riuscito dopo "Trojan Guitar".

Complessivamente è stata un po' messa da parte la "maturità/pacatezza" espressa in "One Way Ticket To Hell... And Back" per tornare a canzoni più fresche e immediate, e forse l'unica pecca sta proprio nella mancanza di qualche ballata in stile "Love Is Only A Feeling" o "Seemed Like A Good Idea At The Time", che forse avrebbe reso l'album un po' più vario e interessante alla lunga distanza. Manca forse anche qualche brano in grado lasciare davvero il segno, carenza sostituita dalla qualità generale di tutte le tracce, piacevoli e nessuna di esse con un compito di semplice riempitivo. Altra nota positiva, e per me importante, riguarda il fatto che, per quanto siano (ovviamente!) in stile Darkness, le canzoni non mi sono sembrate palesi plagi di brani precedenti, andando quindi a integrare e non a ripetere ciò che il glam rock ha proposto recentemente.

In conclusione c'è da essere soddisfatti, i fans dei The Darkness troveranno sicuramente in "Red Light Fever" ottimi nuovi spunti e Justin Hawkins si conferma come un musicista originale e in gamba, che riesce sempre a regalarci ottime canzoni ed esibizioni divertentissime... Senza dimenticare il regalo che ci fa ogni volta che ci permette di ascoltare la sua straordinaria voce, che in questo periodo è rarissima se non unica.

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