Correva l’estate 1970 e gli appassionati di musica del tempo avevano preso l’abitudine di sintonizzare ad ora di pranzo la radio sul secondo programma RAI per ascoltarvi “Alto Gradimento”, trasmissione goliardico/musicale condotta dagli ancor giovani e interessanti Renzo Arbore e Gianni Boncompagni. Tra ironia, scenette e stupidaggini varie dei due intrattenitori insieme ai loro collaboratori, si srotolava ogni giorno un’insistita ma piacevole carrellata dei successi pop internazionali di allora, probabilmente pilotata dalle case discografiche ma comunque decisamente esterofila e discretamente alternativa. Non è che venissero passati King Crimson e Doors (per quella roba underground c’era una trasmissione più in là nel pomeriggio: “Per voi giovani”)… si rimaneva nell’ambito del pop, dei singoli, dei 45 giri come allora prescriveva lo stato dell’arte, ma c’erano qualità e novità.
Fra i primi tormentoni spinti all’inverosimile da quella trasmissione vi fu pure questo estroso mantra pseudo preistorico, evolutosi a canzonetta pop da iniziali esperimenti di studio sulla ripresa delle percussioni fatti da un batterista a nome Kevin Godley insieme ai suoi freschi amici e colleghi Lol Creme, Graham Gouldman ed Eric Stewart e tramutato da un lungimirante manager discografico in un più che discreto successo internazionale, dopo che si provvide a dare al volo un nome al “gruppo”, ad agghindare con un pianoforte e soprattutto un cantato nonsense il groove ritmico, a mettere un peloso scimmione in copertina a richiamo del titolo.
Per essere una canzone pop, “Neanderthal Man” è veramente strana ed unica. Ci sono queste percussioni registrate su quattro piste diverse, assoluta novità al tempo, poi a un certo punto viene percossa una lastra di acciaio che provoca un’incredibile picco di volume. La voce di Lol Creme viene all’opposto tenuta bassissima, mentre che recita questa sciocca filastrocca dell’uomo di Neanderthal e la donna di Neanderthal che hanno questo amore di Neanderthal in un mondo di Neanderthal... Del resto, il sunnominato quartetto di soci e amici artefice di tutto ciò ben presto darà altissime prove di abilità, sagacia e genio in ambito art-rock e pop quando lasceranno perdere la denominazione Hotlegs mutandola nell’ancora più goliardico 10cc e spareranno per tutti gli anni settanta una mirabile serie di album a cavallo fra Beatles e Zappa, con escursioni nel glam, nel musical, nel progressive con un’irresistibile capacità di coniugare la melodia e l’accessibilità alla sperimentazione e all’ironia.
“Neanderthal Man” vendette più di due milioni di copie in giro per il mondo; per un paio di settimane fu al primo posto della hit parade in Italia (dov’era uscito anche con una diversa copertina che lasciava perdere l’annesso con etologia e preistoria puntando piuttosto sul disegno di un bel paio di gambe, di hot legs): ad ascoltarlo ora non ci si potrebbe credere. Per gli estimatori dei 10cc, uno dei migliori gruppi inglesi degli anni settanta ed uno dei migliori esempi di musica pop intelligente e creativa, è carino sapere che tutto per loro cominciò qui, con questo fortunato singolo.
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