"Per Acatisia si intende una sensazione soggettiva spesso estremamente spiacevole di agitazione psicomotoria che si manifesta con l'incapacità a sedersi o a rimanere fermi in una posizione. È spesso riportata come effetto collaterale di alcuni farmaci, quali gli antipsicotici (come l'alloperidolo), alcuni antistaminici e antidepressivi. "

La sensazione che si avverte nell'ascoltare questo terzetto ben congegnato (basso-chitarra-batteria) è di una bomba ad orologeria pronta a scoppiare ma che mai davvero deflagrerà, - e questo potrebbe essere un limite - onde elettriche che si propagano silenziose e infide attraversando le meningi dell'ascoltatore, un incredibile elettroshock il cui intento non è tanto di curare strani comportamenti anomali quanto di indurli. Non riuscirete mai ad ascoltare i 5 pezzi che compongono l'album senza avvertire la certezza che ognuno di essi ad ogni ascolto vibri diversamente e comunichi sempre qualcos' altro. È come se la musica passasse attraverso un filtro magnetico ogni volta diverso e nota dopo nota si incollasse nelle circonvoluzioni dei vostri lobi temporali lasciandovi spaesati.

Lo sperimentalismo sonoro a volte ricorda certe jams isteriche dei Velvet Underground ai tempi di "The Exploding Plastic Inevitable" anche se si spinge molto oltre ed è di difficile classificazione ed inquadramento. Penso, per l'appunto, che il target primario della musica degli Hovercraft sia di non lasciare punti di riferimento e smembrare organicamente tutti quelli che faticosamente si è riusciti a costruire. Le composizioni sono studiate in maniera cervellotica - anche se ad un primo ascolto sembra il contrario - : un collage di feedbacks e distorsioni che istupidisce, annienta e sembra quasi implodere a volte. Musica e antimusica che combattono nervosamente, tese allo spasimo fin quasi al punto di rottura, una sorta di "schizomusica" che guida l'ascoltatore verso una specie di tempesta del deserto spaziale fatta musica.

La musica ruota vorticosamente intorno ad una chiara matrice psichedelica con influenze noise ed industrial che iniettano agitazione pura e oscurità. Ascoltandolo ho spesso la sensazione di me stesso proiettato ferocemente su un paesaggio lunare dove aspetto che da un momento all'altro spunti una specie di cespuglio robotico con cingoli e pieno di spine. O forse è solo frutto di visioni maniacali dell'assurdo. O forse è solo il frutto del mio lettore che non funziona. O forse è la mia stanza imbottita di cavi dell'alta tensione che ciondolano impazienti di investirmi. O forse è il mio lobo temporale che cerca di scappare da me e si scuote in preda a convulsioni.

Penso che a tal proposito la definizione migliore di quest'album - difficile da rintracciare ma se ce la fate date un' occhiata al booklet per capire di cosa parlo - l'abbia data la rivista musicale Melody Maker : "Immaginate "Interstellar Overdrive" di Syd risucchiata dal vuoto, che collassa e viene strappata sopra del filo spinato"

See ya!

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