"L'uomo ha due scelte: la solitudine o la volgarità." (A. Schopenhauer)
Che stronzata, eppure ci credevo. Sono solo, la stanchezza mi piega la schiena, la casa è vuota, dovrei essere sul mio comodo divano a leggere il romanzo che ho iniziato troppi giorni fa, e invece sono qui a scrivere questa cosa. Non ho il coraggio di chiamarla "recensione". Non sono fatto per restare solo.
Suona a volume contenuto questo Hisser, album del prolifico Howe Gelb. Non ci capivo nulla. Il suono stonato di una chitarra polverosa e una voce stridente. Non so se lo capisco così come il suo autore vorrebbe. Eppure è il suono del mio silenzio, del buio di questa sera dove neanche le zanzare mi fanno compagnia. Non ho acceso la luce e mi bruciano gli occhi. Siamo io e una manciata di canzoni folk registrate in economia, alla prima, e affastellate da minimi dettagli che fatichi a riconoscere nei ringraziamenti a fine libretto. La polvere non ha affossato la mia voglia di riscoprire certe piccole emozioni. Per molto tempo questo disco è rimasto silenzioso, che lo ascoltassi o lo dimenticassi tra mille altri.
Tonight's the night, diceva Neil Young, ed è così. Non so cosa volesse dire, ma so quello che sento. E' la notte in cui le note di "Temptation Of Egg" significano molto, ballano dimesse per la stanza e si posano nel fruscio del registratore. "Tanks Rolling Into Town", ma non li vedo, alzo gli occhi e guardo il campo di fronte al mio cortile, ormai informe, che mi dice "non c'è nessuno stasera, renditi sufficiente." Domani mi aspetta una giornata di lavoro, di fretta, di svago, qualcuno a cui volere bene, qualcosa a cui pensare, preoccupazioni e risate.
La musica? Folk, blues, tex-mex, chitarre acustiche, parole trascinate, percussioni, pianoforte di passaggio, tutto così piccolo. E' il mio silenzio, non so se sia anche di qualcun altro.
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