Chester Arthur Burnett meglio conosciuto con il nome d'arte di Holwin' Wolf (probabile omaggio al nonno che quando era bambino gli raccontava favole sui lupi) imparò a suonare la chitarra da Charlye Patton, che in gioventù imitava in maniera quasi spudorata, ed in seguito imparò a suonare l'armonica da Sonny Boy Williamson II.
"Moanin' in the Moonlight" è Il suo primo disco, che raccoglie una serie di singoli editi tra il 1951 e il '59, le formazioni dei vari pezzi cambiano, l'unica presenza costante qualora il brano lo preveda è il contrabbasso del grandissimo Willie Dixon, la coppia Wolf/Dixon diventerà da qui in poi una marchio di fabbrica unico nella storia del blues per la proverbiale potenza e durezza che sapevano donare al loro sound.
L'album si apre subito con la splendida title track "Moanin' In The Moonlight" del '51, pezzo dai risvolti che si potrebbero definire ancestrali, Wolf colpisce per il suo magnetismo vocale, si accompagna all'armonica ed è incalzato dalla riverberante chitarra di Willie Johnson e dalla batteria scarna e rurale di Willie Steel e già da qui si può intuire che il blues non sarà più lo stesso.
Un gioiello è "Smokestack Lightin'" del '56 (ne ha inciso una prima bella versione nel '52 con il titolo "Crying At Daylight") questo brano è il più famoso del disco, cattura subito l'ascoltatore per il suo immediato ed efficace riff che si protrae per tutto il pezzo, la voce di Holwin’ è vigorosa e dura, sempre pronta ad emette quei tipici ululuati da lupo solitario.
Altra chicca, sorretta da un robusto sestetto è "Evil" del '54, ed è uno di quei brani semplici ma unici che mostrano il nerbo luciferino dell'accoppiata Wolf/Dixon.
Il piacere ovviamente non si esurisce con le tre canzoni che ho voluto prendere in esame.
Questo disco è il punto di partenza imprescindibile per una nuova strada del blues e per scoprire quanta influenza ha generato su tutto il rock a venire, anche se la definitiva consacrazione arriverà, grazie anche ad un maggiore affiatamento e compattezza dei sidemen, con il disco successivo, vale a dire, la pietra miliare "Holwin’ Wolf" conosciuto anche come "The Rockin' Chair Album" per via dell''efficace immagine di copertina (trovate qui su Deb una buona recensione: https://www.debaser.it/howlin-wolf/howlin-wolf/recensione).
Se non lo conoscete (possibile?), ascoltate queste incisioni e l'atavico ululato di Mr. Wolf, vi assicuro, non vi abbandonerà più.

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