Rilasciato soltanto nel 1991, più di vent'anni dopo lo scioglimento della band di Chicago, l'album live che sto per recensire rappresenta la più significativa release del complesso, che smise di esistere dopo soltanto due album in studio.
Fondati nel 1967 da George Edwards, gli H.P. Lovecraft traggono il loro nome dal celebre scrittore, trasportandone le mistiche tematiche in diverse canzoni. Il quintetto presenta un sound psichedelico, arricchito dalle da due splendide voci e un complesso lavoro di organo.
"Live May 11, 1968" inizia con un arrangiamento di Edwards della tradizionale "Wayfaring Strangers", che supera i 10 minuti di improvvisazione, lasciando percepire l'andazzo generale dell'album e l'attitudine mistica del gruppo. Seguono le cover "The Drifter" e "It's About Time", quest' ultima una delle tracce migliori dell'album. Arrivata a questo punto, la band rivela la propria natura Lovecraftiana con "The White Ship", canzone più rappresentativa composta dal gruppo nonchè vero capolavoro, che si ispira proprio al racconto dello scrittore di Providence e "At The Mountains of Madness", che presenta un interessante lavoro di basso.
Il disco procede quindi con altre tre cover (Due di Fred Neil e una di Randy Newman), non interessanti come le tracce precedenti ma pienamente godibili, poi il viaggio nei meandri dell'universo Lovecraftiano termina.
In conclusione, questo live è un piccolo capolavoro, che merita almeno un paio di ascolti, testimonianza di una band scarsamente conosciuta ma capace di evocare atmosfere degne dello scrittore a cui si ispira.
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