...It's not Funny Anymore

E' la mia duecentesima recensione; mai avrei pensato di arrivarci...soprattutto in queste condizioni, da recluso in casa.

Avevo tre opzioni scrittorie: una raccolta dei Voivod, l'esordio solista di Paul Westerberg ed appunto gli Husker Du.

Alla fine, con nettissimo vantaggio, hanno vinto i tre ragazzacci di Minneapolis.

I più attenti avranno sicuramente notato quanti ascolti di loro ho messo in queste ultime strane giornate; tanto tempo a disposizione. Mi sono riascoltato tutta la discografia della band, in massima parte acquistata decenni fa in vinile.

Un amore nei loro confronti nato al Liceo, nel remoto inverno del 1984 - 1985 quando un mio compagno di classe mi fece ascoltare quella Sacra Scrittura di Zen Arcade. Amore al limite dell'ossessione che ancora rimane dentro di me; per sempre.

Del tutto inutile raccontare la storia della band. C'è a tal proposito una bellissima pagina del mio concittadino Lewis Tollani a riguardo di The Living End; vi invito a leggerla per capire chi sono stati e cosa hanno rappresentato gli Husker.

Scorretti, indisciplinati, scorbutici, rissosi. Fieri delle proprie scelte; non hanno mai ceduto a compromessi, anche quando firmarono per la Warner.

Hanno avuto il coraggio di presentarsi alla SST, la casa discografica dei primi anni, proponendo una cover dei Byrds. Immagino le facce dei responsabili dell'etichetta californiana che mai e poi mai si aspettavano una scelta così azzardata e rischiosa.

Immagino anche il trio entrare negli uffici della SST: davanti un deciso e di poche parole Bob, dietro di lui un Grant molto più sorridente e loquace avvolto in una delle sue camicie da freakettone stile anni settanta, ormai fuori tempo massimo. E per ultimo, un po' defilato ma pronto a sostenere il piano dei due compari, il baffuto Greg.

Poche le parole pronunciate, prendere o lasciare.

"Nessun compromesso, siamo noi a decidere"...la frase che riecheggia nel piccolo ufficio.

E così sia allora.

Questa è la genesi di Eight Miles High.

Un gruppo Hardcore-Punk alla prese con un classico dei colorati anni sessanta. A mio parere, ripeto a mio parere onde evitare, la più bella rilettura di un brano scritto dai Byrds.

Psichedelia arroventata ed Hardcore senza compromessi si incontrano, collidono...e con incredulità si scopre che vanno anche d'accordo.

Velocità deragliante, aggressività dirompente; ma il tutto regge. Perchè nonostante Bob, Grant e Greg ci danno dentro come degli ossessi, la forma originale viene rispettata e non stravolta.

"Ho sempre pensato che la suonassimo come i Byrds" ha sostenuto anni dopo Bob.

Un punto di non ritorno per la band: indietro non si torna, bisogna guardare avanti ed iniziare ad inserire nuovi elementi musicali.

Ed infatti dopo pochi mesi nasce Zen Arcade; ed in poco più di due anni e mezzo altri quattro capolavori senza tempo.

Eight Miles High si presenta, si identifica come un razzo segnalatore che i nostri sparano in aria. Visibilissimo da lontano ed in grado di suggerire la strada da seguire alle centinaia, anzi migliaia di band che hanno in seguito preso spunto dagli Husker Du.

All voce si cimenta Bob, con il suo timbro solenne e roco che sale di tono ed esplode sul finire con degli urli lancinanti da disintegrare le proprie corde vocali. La sua Flying guitar semina, la batteria imperiosa di Grant raccoglie. Il basso di Greg è il giusto punto d'incontro. E si arriva alla fine, al delirio finale non prima di una breve pausa dove sembrano voler prendere fiato...........immani, unici, sempre inarrivabili Husker Du...

Chissà come sarebbe stata la cover cantata da Grant; di sicuro più trattenuta dal punto di vista vocale.

Sono le ore 6 del mattino...l'alba di un nuovo giorno mi attende...New Day Rising...appunto...

It's (not) Funny Anymore...

Ad Maiora.

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