“New Day Rising” è sicuramente un disco imperfetto. Viene dopo un capolavoro del rock alternativo come “Zen Arcade”, un disco che andava ben oltre i confini dell’hardcore punk a stelle e strisce, con delle aperture sonore veramente innovative per il genere, un vero fulmine nel panorama del piuttosto stereotipato “college rock” degli anni 80. Gli Husker Du peraltro non sono mai andati al college. Venivano dai sobborghi di Minneapolis e conoscevano perfettamente la cattiveria di un’adolescenza veloce e disperata, passata nelle strade violente e nei garage puzzolenti a strimpellare le canzoni dei Black Flag. La città, quella “cool”, stava dall’altra parte del fiume St.Paul. I tre ragazzi però avevano però capito in fretta come uscire dalla loro prigione suburbana e concerto dopo concerto avevano urlato la loro rabbia ben oltre il gelido Minnesota. Poi, grazie alla meravigliosa SST, era venuto un disco quasi inaspettato come “Zen Arcade”, un felice connubio tra punk, psichedelica e rock d’avanguardia. Ebbene, sei mesi dopo gli Husker Du danno alle stampe il disco che riporta tutti a casa.
“New day rising” non fa fatica a recuperare sin dalla title track iniziale quel senso di tensione hardcore che aveva caratterizzato i primi album e in questo senso non fa prigionieri. Non c’è molto spazio qui per le svisate psichedeliche o per le chitarre acustiche alla “Never talking to you again”. Qui si parte in quarta e si ritorna alle radici hardcore punk della band, lontani da qualsiasi compromesso orientato al pop e vicini ai fans della prima ora che dopo “Zen Arcade” reclamavano la loro dose di aggressività. Una scelta difficile ma non retrograda. Sicuramente una rimpatriata imposta da Bob Mould che teneva sotto stretto controllo il gusto per la "canzone" di Grant Hart e la voglia di quest’ultimo di approdare ai lidi più rassicuranti (e meglio retribuiti) dell’indie rock. Tuttavia Grant si ritaglia comunque il suo spazio in “New day rising” e il suo orientamento per il pop trionfa come mai prima! Nella straordinaria e disperata “Girl who lives on Heaven Hill” ad esempio o nella improbabile ma contagiosissima “Book about UFO’s”. Quasi tutto il resto è nelle mani di Bob, ma non parlatemi di “passo indietro” per cortesia. In “New day rising” le canzoni sono tra le migliori che i ragazzi abbiano mai scritto, strapiene di pathos (“Celebrated Summer”, un vero classico), a tratti assolutamente travolgenti (“Plans I make”, delirante) e comunque sempre forti ed emozionanti (“Perfect Example”, con quell’arpeggio rubato alla sigla di “Mary Tyler Moore”). Una nuova raffinatezza compositiva in sostanza, che dimostra la grande capacità di Mould di scrivere canzoni con la C maiuscola e quella del suo alter ego Grant di preservare la melodia nel fragore catartico delle chitarre.
L’effetto finale è potente. "New day rising" è un disco saturo e rumorosissimo e non so neanche se questo fosse l’intento degli Husker Du nel 1985 o la scelta imposta da Spot, produttore mal sopportato di casa SST. Fatto sta che quando l’album finisce si ha la sensazione di essere alleggeriti e liberi dalla fragorosa euforia sonora. Per questo “New day rising” non è affatto un disco facile da ascoltare. Anzi direi che il limite dell’intera opera e la sua imperfezione sta proprio nella scelta consapevole che fosse più facile rifugiarsi tra i rumorosi deliri hardcore che affrontare in maniera più “organizzata” l’intelligenza melodica della quale gli Husker Du dimostreranno a breve di esser maestri. In qualsiasi caso, “New day rising” traccia la rotta per tutte quelle band che sceglieranno di fondere insieme il rumore furioso e la melodia, un disco conflittuale nella ricerca del giusto equilibrio tra le due componenti, un disco senza sorrisi e a tratti quasi disperato, mai arrendevole. Una (im)perfetta tempesta sonora che travolge, disturba e a tratti toglie il respiro. Ma che sicuramente lascia il segno.
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