Hugo Race ha militato per un periodo nei Bad Seeds, si è tolto dalle stanze fumose e stagnanti del Re Inchiostro per iniziare una sua tortuosa carriera solista che l'ha portato, dopo varie peregrinazioni, ad eleggere l'Italia come seconda patria.
Qui, insieme alla catanese Marta Collica, ha fondato i Sepiatone con cui suona un rock stiloso ed ambientale molto imparentato con Tindersticks o certo trip hop.
Il lavoro che Race svolge coi True Spirits è invece di tutt'altra fattura: un blues sporchissimo dove una voce tirata e ruvida disegna e canta deliri psichedelici di ogni tipo e colore.
Ambuscado è un disco che svolge la funzione di "raccolta di brani rivisti e corretti": un decennio di True Spirits che navigano nel mare sognante di note stirate e desertiche; a volte aprono alla melodia quasi da mariachi stanchi in "Ducados", in altre occasioni si buttano nella più pura sperimentazione su battiti electro stile Depeche Mode, con il solito cantato sciamanico che recita versi religiosi e canta di scopate o dell'odore del Whisky.
Il capolavoro, per chi scrive, è nel brano "Essential Serbo-Croat" dove molteplici voci femminili si adagiano, ubriache, su un tappeto di strumenti etnici suonati come se fossero sott'acqua, mentre il calore dell'ambiente sale e si disegnano sui muri paesaggi indiani ibridati con sogni notturni e metropolitani.
Il tempo di riprendersi ed esplode una intro cosmica: "Komota1", ripresa nel finale del disco, cantata da un vero e proprio fantasma... ascoltare per credere: se esistesse una musica ideale per manieri infestati questa sarebbe "Komota".
Il blues di "John the Revelator" non ha nulla da invidiare a Mark Lanegan per profondità e voce da orco, salendo pian piano verso un onirico omaggio stile gospel al Dio dei diseredati e degli abbattuti.
Hugo Race è un artista a 360 gradi, che non scende a compromessi con nessuno, capace di commistioni di suoni ed accostamenti tanto bizzarri da stupire chi, un po' imbolsito dall'alternativa-mainstream, crede che certe cose le facciano solo quei due o tre lì...
Race è un profeta psichedelico, che canta in giro per i club italiani, con la sua chitarra, gli effetti e il suo portatile, conscio della potenza della sua musica, che talvolta sfiora il genio puro.
Non sarebbero possibili altrimenti pezzi come "In The Valley Of The Moon" che pare presa direttamente da una registrazione di un fenomeno paranormale come se, nella stanza accanto, le persone che sono morte tanto tempo fa si mettessero a chiacchierare e suonare mentre la televisione sintonizzata su un canale vuoto vi illumina gli occhi, e voi vi addormentate.
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