Mi ritrovo appuntato questo nome tra i cd da ascoltare nelle ferie, ma non ricordo il genere, chi sono, quando e perché me li sono segnati. Poco male, visto che sti Hulk (mamma e che nome ridicolo però) si fanno subito apprezzare, divertenti ed easy, diciamo pure l'antitesi dell'omone marvelliano cattivo e possente: nessun riffone ribassato o growl infernali come ci si potrebbe aspettare, ma puro e semplice r'n'r, che non solo strizza l'occhio all'alternative fatto di White Stripes e BlackRebelMotorCycleClub ("My Nation", "Sorry") senza per fortuna ereditarne la spocchiosa superbia, ma anche e soprattutto ad un certo garage e allo stoner ancora acerbo dei primissimi Kyuss, quelli di "Wretch" x capirci, quando cioè il termine Stoner dove essere ancora coniato, o ai più recenti Mondo Generator.
Dicevo del divertimento: come non farsi prendere dall'adrenalinica "Bad Boy... Bad Girl", tra Danko Jones e (in)dimenticati D. A. D., in cui il Rock '70 si sposa con lo Street '80, o dai vorticosi reverberi di "Never Walk This Way" o dalla conclusiva "Like Everybody Does", vero e proprio tributo ai padrini, ai mangiatori di acido per antonomasia: un pour pourrì di Canned Heat (vocina e riffettino iniziale), Who (le aperte schitarrate) e Doors (dimenticate Morrison e rispolverate le session tra Manzarek e Krieger). La parte più stoned, o se vogliamo più calda e riflessiva, vede emergere tracce quali "Magic" in cui fanno capolino i Dandy Wharol's meno paranoici. E ancora: "Music Is Love" non avrebbe sfigurato nell'ultimo QOTSA, o forse ancor di più nel suo predecessore. Con grande sorpresa, approfondendo la ricerca, scopro che è un trio lussemburghese emigrato x l'occasione nel desertico Rancho de la Luna (x chi non è non si è mai "stonato": il mitico studio dove han visto la luce le Desert Sessions, album dei Kyuss, dei QOTSA, Fu Manchu, Nebula e... devo continuare??) e che sul disco collaborano gente del calibro di Brant Bjork e Chris Gross. Simpatici, spontanei e divertenti anche nei momenti più "scuri", non credo che diventaranno mai una band di culto o leader di un sottogenere, ma risulteranno sempre ottimi nei road trip o per disintossicarsi ogni tanto dagli ascolti più duri.
Giusto x dire: mentre passa "Sunshine Through The Rain" l'immagine che si va formando non è certo di pioggia, ma di una baracca in mezzo al deserto con una radio gracchiante che ne sputa fuori arpeggi e voce suadente, mentre un cowboy in veranda è in siesta, con gli stivali speronati incrociati sulla balaustra e la tesa sul naso, intento a masticar tabacco con la sputacchiera a tiro, in una mano una lattina di birra ormai tiepida e... il winchester in braccio con il dito che accarezza il grilletto... PS: giuro!!! Finita la rece, cerco la copia della cover e vado a leggermi x la prima volta il titolo dell'album: cowboy coffee e coltelli roventi... DDDDAAAAAIIIIII!!!!!!!!!!!!!! se al posto della bira c'avessi messo un tazzone fumante!!!!
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