Il cambio di passo di Humpty Dumpty è tutto in "To quote a bromide"; non più l'autore produce per sé e per i pochi ricercatori di stranezze a lui simili. Il disco del 2004 s'impone piuttosto come entità diffondente ed il suo autore s'elegge cesellatore di morbide celebrazioni pop-folk, canzoni a cui la notte ha depositato sul dorso un tenue strato di rugiada.
Il low-fi si schiude al miracolo: l'imperfezione, la lontananza vengono riassorbite in una sfocatezza che regala magia agli arpeggi baciati dalla grazia classicheggiante di "An egg" e "Seemingly", il cui falsetto appena accennato è da annoverarsi tra gli attingimenti davvero metafisici del nostro.
Ma è nella stornellata psichedelica forse che Humpty Dumpty giunge qui al suo vertice di bucolicità: "That sweet bosom" e la superba "Tomorrow to today" (istoriata da un sitar insinuante) sono gemme assolute, immerse nell'indolente vapore di un'ispirazione pura, incantesimi di melodia ed arrangiamento. 

Le otto gemme di "To quote a bromide", compreso il teutonismo spartitraffico di "Why do I survive forever" e il barrettismo deviato alla Residents di "World's end" giungono ad un equilibrio complessivo davvero magnificente, e la dosatezza (che è  il tratto peculiare dell'opera) delle sue sparute sovraincisioni  rendono TQAB l'opera più impalpabile ed intima dell'autore, ma senza alcun nocumento per la fruibilità.
In sintesi: "To quote a bromide" condensa le intuizioni di "River flows" e le volge ad un folk adamantino, dal cuore pulsante di pop ed esoterismo. Le trame sono semplici, l'animo leggero, le melodie spalancano visioni di toccante dolcezza. E tutto questo come se non ce ne fosse alcun bisogno.

Il capolavoro assoluto di Humpty Dumpty.

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