C'è musica e musica, ascoltatore e ascoltatore.
Ci sono dischi diretti e senza fronzoli, altri iper tecnici e curati. C'è chi ama l'aggressività e l'impatto, chi invece tecnica strumentale e riff cristallini.
Il nuovo album dei prog-tech metallers abruzzesi Hybrid Circle non è un disco immediato, di quelli che ascolti la prima volta e sei preso bene (o male). Per apprezzarlo (o odiarlo, usiamo sempre la condizionale) servono diversi ascolti e credetemi, forse nemmeno dopo averlo messo in rotazione diverse volte si riescono a percepire tutte le sfumature in esso contenute. Parlando in maniera formale potremmo dire che risulta essere un bel passo in avanti rispetto all’esordio “Before history”, decisamente più a fuoco a livello artistico e ricco di soluzioni interessanti sul fronte strumentale. Un lavoro che oltre a vantare una serie di ottime canzoni mostra le capacità dei nostri anche in sede di produzione, curata dalla stessa band e coadiuvata in fase di mastering da un nome noto quale Tony Lindgren.
Altro valore aggiunto di questo “A matter of faith” è Felix Martin, noto chitarrista qui presente in veste di ospite. Insomma tante buone cose. Ma quello che preoccupa è proprio la sua non immediatezza. Il sestetto è riuscito a dar vita a qualcosa di eccentrico e feroce quanto basta ad accontentare un pubblico attento al songwriting, ma è proprio questa la categoria in cui gli Hybrid Circle si vogliono posizionare?! Sinceramente nutro dubbi, essendo la loro proposta aperta a varie ambientazioni sonore.
Il fatto di essere ottimi musicisti è chiaro ed evidente, quello di saper unire tale dote a quella che potremmo definire semplicemente spontaneità un po' meno. Ed è proprio su questo aspetto che la band deve lavorare sodo, in quanto di riff complicati e soluzioni geniali il mercato ne è pieno, di band virtuose e naturali un po' meno. Un esempio da prendere in considerazione? Protest The Hero su tutti, gruppo con il quale gli Hybrid Circle hanno avuto il piacere di condividere il palco nel 2014.
Interessante infine il concept del disco, un mix tra religione, fantascienza e futurismo frutto di uno studio approfondito. Un lavoro dai toni chiaroscuri questo "A matter of faith" bello e completo sotto tanti aspetti, un po' troppo "confezionato" sotto altri.
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