Ecco un altro gruppo che non si faceva vivo ormai da qualche anno. Dopo l'ultimo album "Virus" il nostro uomo-musica Peter Tägtgren ha probabilmente voluto dedicarsi più al suo side project, i Pain, sfornando due album in due anni. Ora l'assenza di 4 anni si è fatta sentire, è ora di pubblicare un nuovo disco.
L'ultimo disco ha visto un cambiamento della formazione della band con un nuovo batterista, che si è degnamente presentato, rivelandosi un valido se non superiore sostituto di Lars Szöke. Oltre al cambiamento di formazione, l'ultimo disco ha visto anche un cambiamento di stile, che si è consolidato in "A Taste of Extreme Divinity", con qualche eccezione. Ovvero il ritorno a dei temi più classici del Death Metal come furono i primi due cd. In "Virus" questo fatto era nascosto dalla copertina, mentre ora è esplicitamente dichiarato.
Un po' mi dispiace, la vicinanza con la fantascienza era il motivo principale per cui amo questo gruppo, ma tutto sommato è un esperimento ben riuscito. Tutto sommato musicalmente sono sempre loro, dai riff thrasheggianti ed alienanti (in tutti i sensi) come possiamo constatare nelle prime due traccie "Valley of the damned" ed "Hang him high" ed "Alive" verso metà disco e tirare un sospiro di sollievo nel pensare "Sono sempre loro" molte delle traccie sono più orientate sul loro vecchio stile di "The Final Chapter". La componente vagamente melodica non fa sentire la sua mancanza in brani come "No Tomorrow" l'ottima "Global Domination" anche se presenti qua e là in tutto il disco. Una pecca del disco è l'assenza di una di quelle favolose ballad di chiusura, come erano praticamente (quasi) da tradizione. Momento topico del disco è rappresentato dalla title-track. Brano forse un po' atipico per alcuni versi, ma decisamente valido.
Arrivati alla fine del disco giungiamo alla presenza di una serie di brani che sono un buon mix di stili passati. "Tamed (Filled with fear)" e "Sky is falling down" forse non sono le ballad che ci si poteva aspettare, ma sono decisamente un ottima conclusione per un disco che rappresenta sicuramente un richiamo alle origini, seppur il cambiamento stilistico di temi, ma con un eccellente performance alle pelli, cosa che probabilmente nei dischi passati non era ottimale, ma senz'altro sufficiente... Buon appetito a tutti i fan.
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