Complesso di nota origine romana quello dei Calipop, che gli abituali frequentatori dei locali della Capitale nel periodo '66/'67 potranno facilmente ricordare. Gruppo musicalmente abbastanza preparato, preferiva il lato più mansueto del beat rispetto a quello più crepitante; però, ironia della sorte, anziché incidere una cover dei Beatles, istintivamente a loro più vicini, decisero di intraprendere la strada inversa, andandosi a scegliere uno dei classici più amati dei Rolling Stones: Let's Spend The Night Together, depurando al massimo il testo, spesso tacciato di palese erotismo, che aromatizzava la somma versione originale di Mick e soci.
E così ecco "Restiamo ancora insieme" (innocua acqua di rose sparsa a larghi flutti per non tradurla con un più indicato - ma ad altissimo rischio di censura - ‘passiamo la notte insieme’); ci si aspetterebbe che prenda il via con lo stesso insistente pianoforte degli Stones, invece l’intro si smarrisce in valore, in tono e sfumatura dal momento che è eseguito con una timida chitarra. Per fortuna appena la voce del solista attacca la strofa, il brano riesce a riprendere quota e a svolgersi a pieno ritmo, grazie appunto alla voce del cantante piuttosto grintosa che pudicamente canta "...Restiamo ancora insieme, non te ne andare mai, dai...", alquanto goffo ma per evitare strali (o per mancanza di coraggio)... La cover continua piuttosto fluida, per scadere ancora di espressione alla fine, dove l'improvvisazione si fa più difficoltosa; insomma un consiglio un po' come per la grappa: tagliate la testa e la coda e prendete il cuore, pardon il pezzo centrale.
Sull’altra facciata i cinque Calipop traslocano su un tappeto sonoro a loro, in teoria, più congeniale: accalappiano uno dei tanti piccoli indimenticati successi di Endrigo e provano a indirizzare il loro tiro sulla più tranquilla "Dove credi di andare". Trasformata in un timido 'acustico-beat', si apre con il basso e con accordi deformati, sorretti in verità da un coro alquanto fuori posto. Sembrerebbe ripetersi la storia del lato A: infatti, la parte centrale diventa gustosa e più bilanciata, con un'interpretazione verosimilmente a metà tra i Mama’s & Papa’s e… La Cricca (!), con buon giro della chitarra acustica e un inciso ben articolato. Se confrontata con l'originale dell'autore, Dove credi di andare diventa quasi un'altra canzone. Quanto detto porta ad un’inevitabile riflessione: sarebbe davvero intrigante riuscire a conoscere chi consigliasse ai vari gruppi e cantanti dell'epoca la scelta dei brani da incidere; in taluni casi le preferenze sono sconcertanti al punto che neanche il luminescente Philo Vance riuscirebbe a districarne la matassa e giungere al nome dell'assassino da consegnare alla Polizia, in altre parole ai collezionisti.
Disco quindi da non silurare ma non proprio da incensare; sembrerebbe prodotto un po' troppo alla svelta e certamente chi ne curò gli arrangiamenti non doveva avere le idee troppo chiare o magari tempo ampio da dedicare loro. Non è una bocciatura per i Calipop questa, sicuramente però, neanche un peana.
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