Io sono uno di poche parole, sono un tipo schivo, introverso, distante. Sono nato negli anni settanta e siccome ho l'età giusta posso pure permettermi di essere stronzo. Sono stronzo perchè noi di quella generazione siamo cresciuti in piena epoca dark/new wave, abbiamo ascoltato la musica migliore degli ultimi trent'anni e oggi ne sappiamo più degli altri. Io a 17 anni andavo in giro in metropolitana vestito di nero con le cuffie nelle orecchie e la mia colonna sonora era Pornography, Three Immaginary Boys, Seventeen Seconds, i Bauhaus e via discorrendo. E nonostante oggi cerchi di far finta di essere una persona come le altre, in realtà dentro me quel demone c'è ancora.
Immaginate quindi la sua sorpresa (mista a scetticismo) nell'apprendere casualmente la notizia che un gruppo di Austin nel Texas, quindi americani!, si era cimentato nel tentativo di rispolverare il Dark! Nel 2006! Abbiamo pensato, io e lui, che fosse una ridicola utopia, la solità operazione revival patinata per nostalgici rincoglioniti.
Poi ho visto la copertina e qualcosa è cambiato, sfondo nero e sullo sfondo un cuore blu e sul cuore blu una croce al contrario. Oscuro, disperato e minimalista...sono caduto nella trappola.
Ed è stata una rivelazione. Il trionfale rinascimento del Dark si compie oggi all'inizio del 2006. Un album assassino, cupo, disperato, contorto, violento e freddo insieme, una lama nel cuore, un proiettile nello stomaco. Mi ritrovo all'improvviso nel 1987, e raffiorano in me gli incubi di allora, Joy Division, Psichedelic Furs, New Order e ovviamente i Cure di Pornography ed i Bauhaus di In The Flat Field, tutto insieme e tutto come se fosse la prima volta che lo sento. E' un disco difficile, complicato che scorre via tremendamente compatto e omogeneo in territori familiari ma sorprendentemente nuovi. Tutto suona come allora ma è perfetto anche in questo aprile del 2006.
12 canzone d'amore sull'orlo del baratro, 12 canzoni d'amore disperato, contorte su se stesse, sfondate, devastate. La scelta è chiara già nel nome, "Ti amo ma ho scelto l'oscurità", un nome sinceramente improbabile per un gruppo ma quanto mai paradigmatico di quello che ti aspetta. Il titolo è tutto un programma. Il suono è scarno e minimalista, pochi strumenti e pochi fronzoli, il basso è storto e riempe le casse, le gonfia, la batteria semielettronica anni ottanta va via dritta a frustate fredde ma è ipnotica ossessiva e senza scampo. 12 tracce che ti strappano via l'anima di dosso.
L'inizio è entusiasmante, "The Ghost" ha un incedere marziale, veloce e incalzante, su cui si sdraia un arpeggio ossessivo e stridulo, ma all'improvviso esplode potente e cattiva. La successiva "According To The Plan" già proposta in un EP del 2003 è qui presentata in una versione nuova ripulita e strepitosa in cui trionfa un basso distorto da pelle d'oca e un ritornello, uno dei pochi del disco, che lascia senza parole. L'album continua così fino alla fine, senza darti tregua, senza pietà e susseguono momenti struggenti e immobili a vere ondate elettriche di rabbia. Alla fine l'apoteosi, la sequenza perfetta, "Long Walk" incredibile ballata lenta e ipnotica, "Fear Is On Our Side" forse una delle canzoni più belle degli ultimi dieci anni e poi, dopo l'untitled di due minuti che fa prendere fiato, la chiusura in bellezza con "If It Was Me" cavalcata dark sfavillante e sanguinante in cui dentro c'è tutto il disco e forse anche tutto il dark di oggi e di allora.
Nutrimento sublime per le anime scure come la mia, per quelli che guardavano il mondo da un'altro punto di vista, questo disco risveglia cose che crescendo avevo messo da parte. Rivedo quel ragazzino vestito di nero con lo sguardo incazzato e le cuffie nelle orecchie e mi accorgo che quel ragazzino è ancora qui, è ancora vivo, cazzo se è vivo.
Carico i commenti... con calma