Una sigaretta abbandonata accesa nel posacenere mentre la si guarda morire. Una pozzanghera sulla cui superficie si disegnano geometrie acquatiche. Le foglie autunnali che bruciano sotto il sole in un rosso sanguinario. 

La malinconia che si sente a pelle.

"Whatevernights" è un disco di sensazioni, in grado di unire in modo mai così ispirato la tristezza all'euforia pura. Non è un caso, infatti, che il disco si apra e si chiuda con due canzoni che viaggiano in apnea, toccando vertici altissimi di luci e ombre: rispettivamente "Bunnies" e "Happy Hearts". La prima verte pericolosamente sui territori glitch tanto cari ai Mùm, prima di colorare il suo volteggiare moderatamente elettronico di sfumature a pastello. La seconda, invece, capolavoro, fluttua a mezz'aria su un arpeggio pressocché perfetto, calibrando i sospiri ai ritmi e ricordando, più di una volta, le eteree e paradisiache atmosfere degli Slowdive più ultraterreni. 

Non appena si entra nel mood che possa capitare qualsiasi cosa, si inizia ad adorare un disco, che insieme ad una "Heavy Metal Nation", che mischia indie, 8-bit e riff palesemente rock, e ad una scatenatissima "Boys And Pigs", ti scaraventa una rilassata e straniante "(Lost Hours)", sicuramente abbastanza scialba rispetto ad una straordinaria "Happy Hearts", ma che dopotutto si lascia ascoltare con molto piacere.

Gli "I Was A Teenage Satan Worshipper" confezionano musica già vista (echi da Crystal Castles, Slowdive, Mùm, Justice), eppure così rielaborata bene ed ispirata, da sembrare che lavori per immagini, travolgendo l'ascoltatore in un qualsiasi luogo egli voglia essere trasportato. Perchè con questa musica potrebbe andare bene davvero qualunque luogo. Da un rave party ad un campo innevato, da una foresta in fiamme ad un pub di ubriaconi.

Con pezzi musicali come "The Popper's Song", indie-rock alla Dandy Warhols pitturato con lievi ingranaggi electro che si sposano a pennello con la texture che si viene a formare, è impossibile restare fermi. E già ti senti altrove. Con la testa, possibilmente, tra le nuvole di un tramonto rossissimo e sanguinario. E Sei lì a mezz'aria, che confondi quel rosso etereo con il tuo stesso cuore. 

Un disco che riesce fottutamente nel suo ingegnoso obiettivo: far viaggiare. Non importa se con la mente (perfetti, i ritmi spezzati e distrutti di una bella "Drop Your Gun!", o ancora la stranissima "This Boy Can't", quasi un incrocio tra la new-wave anni '80 e il glitch) o mentre si balla istancabilmente su alcuni passaggi decisamente pompati ("Dream People"), in un'opera imperfetta, ma fascinosa, come "Whatevernights", ricca di genialate e qualche mezza delusione (una "Hags In Black Leather Jackets" un po' sottotono), spesso, ci si può dimenticare persino di esistere.

E i tuoi pensieri, le tue sensazioni,  finiscono, irrimediabilmente, per colorare il cielo. 
Che ogni volta che siete tristi, la straordinaria "Happy Hearts" vi getterà da qualche parte, e vi sentirete subito meglio. 

E la sigaretta è ancora lì, nel suo posacenere. E muore.  

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