"Ah, questo sarebbe il Fillmore? Che m###a!" è stato il primo pensiero balzatomi alla mente appena seduto sugli scomodissimi gradini in galleria dell'ex-cinema, ora adibito a sala eventi, che il 24 settembre ospitava il grande Ian Anderson per una suonatina in territori Tulliani (e non solo). Già mezzo rattrappito per l'innaturale postura e abbattuto definitivamente dal caldo soffocante e l'aria satura, noto che, in sordina, si sono già apprestati a salire sul palco i Beggar's Farm; nient'altro che l'ufficiale tribute-band italiana ai menestrelli britannici.

Senza grosse presentazioni partono con una bella "The Flying Dutchman", a seguire (più o meno in ordine, andando a memoria) "One White Duck", un estratto della celeberrima "Thick As A Brick". Una bella parentesi si ha con la venuta sul palco del grande Bernardo Lanzetti che propone con la band il pezzo "Chocolate Kings" della Premiata Forneria Marconi: la sua voce esegue alla perfezione la canzone, non sfigurando con la stessa che aveva registrato 35 anni prima.

Il gruppo, senza concedere molto spazio alle movenze Tulliane (tranne il cantante, abbastanza simile in aspetto ed andamento all'Anderson degli anni ruggenti), dopo una buona mezz'ora di musica invita sul palco un ospite atteso: nientemeno che Clive Bunker, drummer dei primi album dei Jethro Tull (fino al successo planetario di Aqualung). Con quest'ospite sul sellino della batteria il gruppo macina grandi pezzi come "Nothing Is Easy", "My Sunday Feeling" e soprattutto una bella versione di "Dharma For One" con un chilometrico ma piacevolmente vintage assolo del buon Bunker: nonostante la veneranda età picchia decisamente bene.

Ma, ovviamente, è con la performance di Ian Anderson che il Fillmore si scalda (come se non ci fossero già 40 gradi...). Il frontman è accompagnato solamente dal fido O'Hara alla tastiera (oltre che percussioni, fisarmonica ecc., già membro integrante dei Jethro Tull al completo) e da un misconosciuto biondo alla chitarra (da lontano ha una buona somiglianza col metaller Dave Mustaine, per questo lo chiamerò Gino Mustaine, ipotetico fratello minore). Con questo trio, è evidente che la serata sarà prevalentemente acustica. E via con "Wond'ring Again", "Up The 'Pool". Bravi, non c'è che dire.

Poi... il dramma. Sale sul palco (presentata come guest star...) una bella figliola che, evidentemente imbarazzata per la vaga senzazione del "machecistoafarequi?", canta insieme alla band un non meglio identificato proprio pezzo, decisamente fuori luogo, poi provvede a dare il suo (forzato) apporto vocale ad un altro estratto di "Thick As A Brick": "the poet and the painter, casting shadows on the water...". Dopo questa comparsata, la donzella decide bene di lasciare il palco. Ma oggi Ian Anderson è di buon umore, e concede un paio di spazi al buon Gino Mustaine che ci delizia con un assolo spagnoleggiante e una rivisitazione in chiave elettrico-distorta di una "Toccata E Fuga" di Bach. Quest'ultima presentata come "Toccata e Fuga in thrash-metal style". Niente per cui strapparsi i capelli in preda al delirio, ma Ian è decisamente in vena di burle. La domanda che sorge, però, è "Ma che c'entra?".

Uno dei momenti migliori della serata si ha con la seconda guest appearing di Bernardo Lanzetti che esegue con i britannici una bella versione di "Impressioni di Settembre", in cui il cantante ex-PFM dà gran spolvero alla sua ugola, regalandoci punte emotive notevoli. Bellissima performance, appena rovinata da una maledetta batteria campionata (aaargh! Ma c'è Clive Bunker dietro le quinte, e probabilmente annoiato!). Come da prassi, il concerto is chiude con "Aqualung" e "Locomotive Breath", prontamente rivisitate per la performance acustica, piacevoli ma non eccezionali.

Più che un concerto canonico, questa serata si è rivelata un discreto happening, una festa rilassata, piena di momenti di altissima musica e parentesi interlocutorie: ma la compattezza dei Jethro Tull al completo è decisamente di un altro livello. Ora torniamo alla vita reale: la schiena è a pezzi, il caldo ha provocato una sudorazione inappropriata e 230 chilometri verso casa sono lunghi...

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