1972: Thick As A Brick. Last minute rumpus: judges diqualify little Milton. I giudici squalificano il "giovane Milton", tale Gerald Bostock, perché i suoi genitori mentirono sulla sua età. Il fantomatico bimbo prodigio, 8 anni, aveva scritto l'opera in questa, ottuso come un mattone.
Così titolava il giornale St. Cleve Chronicle, fittizio quotidiano di provincia britannico, che fungeva da originalissima copertina di un vero e granitico caposaldo del progressive rock mondiale. All'interno del rotocalco-giornale una serie di impossibili e brillanti notizie cariche di British humour, ironia, sarcasmo, fine denuncia sociale della società piccolo-borghese fra i sudditi di Elisabetta II; il tutto scritto congiuntamente da Ian Anderson, grande demiurgo di tale concept-album, insieme ad interventi di Jeffrey Hammond-Hammond (basso) e John Evans (tastiere). Inutile dire che tutto il mondo ci credette, Gerald Bostock, l'entfant-prodige... mai esistito! La formazione dei Jethro Tull nel 1972 era nel pieno del suo apice, già giunta alla maturità (solo 5 anni dopo il debutto con This Was). Il concept originale, uscito 40 anni fa, fu al numero 1 delle classifiche, un'unica suite da 45 minuti divisa in due per necessità di "vinile". Un'opera coraggiosa, spettacolare, commovente, avvincente, meraviglioso: uno di quegli album che non stancano mai.
2012 Passano 40 anni di una carriera eclettica, originale, di grande successo, con inevitabili alti (tanti) e bassi (pochi) fino allo stallo degli anni 2000. Cosa succede poi? Lo spiega Ian Anderson stesso:"Qualche anno fa, i vertici della R&M Records mi fecero pressioni per comporre un seguito a Thick As A Brick. Sul momento, dopo attenta riflessione, risposi categoricamente di no. Ma nel 2010, con un mio riavvicinamento al progressive rock, grazie anche all'entusiasmo del discografico ed ex Gentle Giant Derek Shulman , mi ritrovai a cambiare idea: nel 2011 nacque l'idea del seguito".
Svelato l'arcano. Dopo la deludente prova del "The Jethro Tull Christmas Album" del 2003 e il discreto "Rupi's Dance" solista, Ian Anderson sforna "Thick As A Brick 2". Il sottotiolo dell'opera è "Whatever happened to Gerald Bostock". Sopresa: il disco esce come disco solista di Ian Anderson, non come Jethro Tull, anzi come Jethro Tull's Ian Anderson. Sorge una domanda spontanea: dov'è Martin Barre? Dove diavolo è Martin Barre? Il fidato e ultraquarantennale compagno di musica di Anderson non è semplicemente rientrato nei progetti di Mr. Anderson. Fine.
Il disco narra dei possibili destini del già citato Gerald Bostock: nella prima parte (Divergence) si analizza il Gerald banchiere, clochard, soldato, predicatore, uomo ordinario; nella seconda (Convergence) si tirano le somme come avrebbe potuto essere, come sarebbe andata, cosa è diventato Gerald Bostock oggi, ipoteticamente cinquantenne. E anche la copertina del disco segue l'idea al concept al passo con i tempi: il Saint Cleve Chronicle diventa un giornale online, www.stcleve.com, con simili fasulle notizie su fronte e retro.
Com'è questo disco che ha la pretesa di essere un sequel dell'inarrivabile album dei 1972? Beh innanzitutto pretenzioso, troppo pretenzioso. I musicisti, certo, sono tutti di prim'ordine, ottimi session man, due di essi ormai componenti dei Jethro Tull: David Goodier (basso) e John O'Hara, (tastiere). Il chitarrista tedesco Florian Ophlale aveva già precedente partecipato dal vivo con Ian Anderson e spunta il nuovo e buon batterista e sessionista Scott Hammond. Ma non basta: per la prima volta, anche un fan sfegatato, come chi scrive, non rimane completamente entusiasta. L'album non colpisce, si perde via, troppi momenti deboli.
Insomma, definirlo Thick As A Brick 2 è forzato, pomposo, quindi anche inapporpriato. È un altro discreto album solista di Ian Anderson, ma più riuscito nelle intenzioni che non nel risultato. Certo, ci sono anche dei gran bei pezzi: From a Pebble Thrown, lo strumentale Pebbles Instrumental, su tutte la grandiosa Banker Bets, Banker Wins, Drift And Dumfounded, sono davvero qualcosa di notevole, fuori dalle righe se paragonato alla scarsa scena musicale odierna. Old School Song, è un reprise della vecchia Thick As a Brick, modificato, spettacolare. Ma tutto ciò viene controbilanciato da pezzi che sanno di già sentito come A Change Of Horses, che assomiglia a Another Moon di Secret Language of Birds (2000, solista di Ian), Upper Sixth Loan Shark oppure pezzi fiacchi come Swing It Far, Wootton Bassett Town, dove si scade nell'anonimato. Orribili le parti narrate, Might-have-beens e Cosy Corner, totalmente fuori luogo, lette da Ian senza un briciolo di trasporto. Il prog di questo disco è piuttosto jazzato, sfumato, seppur ben suonato: pollici in basso per David Goodier, il bassista- session man ma che non lascia alcuna impronta e suona in modo molle, pacato, da (scarso)jazzista e quindi poco adatto al sound i Ian, che però sembra apprezzarlo tantissimo. Carina la coda: What-Ifs, Maybes, Might-Have-Beens, ove all'ultimo Ian nuovamente:"So you ride yourselves over the fields, and you make all your animal deals, and you wise men don't know how it feels to be thick as a brick... two!"
Insomma, si concretizza ben poco: la voce di Ian Anderson è irrimediabilemtne quello che è, ma è l'aggressività che manca, ma anche un po' comprensibile a 65 anni. Thick As A Brick 2 non è esattamente l'album che stavamo aspettando.
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