Dopo essere stato consigliato dalla gentile Flo che mi ha donato via mail "In culo al mondo" mi sono accattato un Kindle (il piu' economico e crepi l'avarizia...) e l'ho imbottito di una quarantina di ebooks (scaricati aggratis da vari torrent si capisce e' logico), caso volle che ci fossero parecchi libri di Ian McEwan uno scrittore tra i miei preferiti, alcuni gia' letti, anche questo "Sabato" del 2005, che mi sono riletto di gusto (purtroppo devo ammettere che per me nulla e' meglio della carta da sfogliare).

N.B. la tastiera marocchina che mi trovo tra le dita manca di vocali accentate della lettera "cappa" che dovro' ogni volta copia/incollare e i tasti relativi alla punteggiatura non si trovano al posto indicato della QWERTY per cui tutte le maestrine si mettano l'animo in pace e soffrano in silenzio o s'offrano come preferiscono...

Il romanzo narra le vicissitudini di un neurochirurgo inglese ultraquarantenne, e si sviluppa nell'arco di una giornata e precisamente un sabato (logico, i titoli d'altronde hanno una loro ragione d'essere) giorno di riposo di Henry Perowne (nome del nostro Doc protagonista), dove entrano in scena la sua famiglia composta da due figli adulti, tali Daisy poetessa e Theo suonatore di chitarra blues, e dalla moglie Rosalind che svolge attivita' in ambito giurisprudenziale da una parte e l'equipe ospedalera della sala operatoria dall'altra, senza dimenticare i loschi figuri che entreranno in gioco fin dalla prima mattina a sconvolgere la quieta vita del nostro eroe.

La trama ve la risparmio tranne un piccolo particolare e cioe' Theo bluesman convinto, che riceve non ancora diciottenne gli insegnamenti di nientepopodimeno di Jack Bruce, proprio quel Jack Bruce, musicista, compositore, cantante, bassista e polistrumentista scozzese, conosciuto principalmente per aver fondato i Cream assieme ad Eric Clapton e Ginger Baker.

Occhei (pardon ma ste k m'han rotto er kaz..) aggiungo un'altro fondamentale particolare ed e' il seguente: uno dei loschi figuri, tale Baxter, soffre della sindrome di Huntington (non vi spiego cos'e' ma vi posso assicurare che e' meglio non soffrirne), e mettera' a dura prova i nervi della famiglia e del lettore, a me son venuti i sudori freddi mentre leggevo con suspance riga dopo riga.

Il romanzo e gli sforzi intrapresi da Ian McEwan sono stati apprezzati un po' da tutti tranne che da un critico cazzone del The New York Review of Books, John Banville, che ha seppellito il romanzo tacciandolo di arroganza e di essere poco accurato, nonostante i due anni passati dall'autore a fare ricerche sulla neurochirurgia e seguendo in prima persona il lavoro anche in sala operatoria di un famoso neurochirurgo c/o l'Ospedale Nazionale di Neurologia e Neurochirurgia di Queen Square, a Londra.

p.s. non ho detto nulla del nonno castellano e poeta che si becca un bel pugno sul naso per aver invitato il Baxter a infilarsi un "comesichiama" su per il culo e mo l'ho detto...




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