Era difficile prevedere una svolta umoristica per il cupo e morboso Ian McEwan, lo scrittore inglese che ha raggiunto la gloria letteraria narrando ossessive parabole esistenziali di bambini orfani e incestuosi. Eppure già lo splendido Espiazione del 2002, con i suoi affascinanti mutamenti di ritmo e di tono, lasciava intuire il talento di McEwan nell'adattare la propria sontuosa e proteiforme prosa a qualunque tipologia di narrazione.
Siamo quindi di fronte, con Solar, a un romanzo comico-satirico dove il talento narrativo dello scrittore inglese è al servizio di colossale affresco dei nostri tempi compiuto in chiave di commedia nera sulfurea e grottesca.
Umorismo sì, ma quel genere di umorismo ben poco rassicurante che ci si può aspettare da un autore inconfondibile come Ian "Macabre" McEwan. Lungo le 339 pagine di romanzo i momenti divertenti sono innumerevoli, spesso impagabili, ma tendono a suscitare il ghigno piuttosto che la risata. Il tono generale della narrazione è impostato su note di beffarda e feroce irrisione: un'irrisione a 360 gradi che sembra colpire tutti i personaggi, con una predilezione particolare per lo spregevole, indimenticabile protagonista.
Solar è un romanzo che parla dell'oggi, attraverso un tema che riassume e simboleggia la sostanza dei tempi che stiamo vivendo. All'epoca di un altro grandioso affresco satirico per certi versi simile a questo - il Dottor Stranamore di Kubrick - la questione chiave, catalizzatrice delle ansie collettive, era la catastrofe nucleare. Adesso c'è una nuova catastrofe imminente con cui fare i conti, quella climatico-ecologica: pericolo reale o ennesimo segno della vocazione umana a creare fantasmi apocalittici in ogni epoca?
Il professor Michael Beard di Solar inizialmente non ha dubbi: ogni fase dalla storia umana deve fare i conti con «la radicata tendenza dell'uomo, perpetuata nei secoli, a credere da sempre di vivere alla fine dei tempi, a considerare la propria morte indissolubilmente legata all'estinzione del mondo e in quanto tale depositaria di un senso, o comunque un po' meno irrilevante». Beard, in realtà, è molto più interessato alle proprie magagne private che alla questione climatica: l'incipit del libro ce lo mostra alle prese con il disastro del suo ultimo matrimonio, il quinto, che sta andando in pezzi per via di reciproche scappatelle extraconiugali.
«Pingue, lento, roseo, accaldato», Beard ha superato i 50 anni e si è lasciato alle spalle un passato remoto di gloriosi successi nel campo della fisica (ha vinto il premio Nobel da giovane grazie alla scoperta della "Conflazione Beard-Einstein") e un passato recente di disastri matrimoniali e di eccessi personali. Beard è un farabutto vizioso ed egoista che non ha più nemmeno l'alibi della genialità: ha perso da tempo ogni residuo interesse nei confronti della scienza e, vivendo di rendita sul prestigio passato, è diventato un potentissimo burocrate che fra le varie occupazioni ha anche quella di dirigere un centro di ricerca sulle energie rinnovabili.
Qui Beard farà conoscenza di un giovane ricercatore, Tom Aldous, tanto ingenuo e idealista quanto talentuoso e geniale. L'incrocio inaspettato delle sorti del protagonista, della moglie Patrice e di Aldous scatenerà una bizzarra serie di conseguenze: cinque anni dopo, Beard, improvvisamente convertitosi in un profeta del surriscaldamento globale, sarà a capo di un grandioso progetto sull'energia solare basato proprio sulle intuizioni scientifiche del giovane Aldous...
McEwan è implacabile con il suo protagonista, vero e proprio mostro di decadenza che ha trasformato la propria esistenza in una ridicola apoteosi del piacere fisico fine a sé stesso (con particolare predilezione per cibo e sesso), senza preoccuparsi delle macerie affettive causate dal suo atteggiamento misantropo ed egoista. Non solo McEwan non gli concede attenuanti né sconti: ma lo pone a diretto contatto con una questione viceversa tanto imponente e cruciale come quella del surriscaldamento globale.
E' proprio in questo che sta la grandiosa forza satirica di Solar, in questo confronto che si riverbera, ora esplicito ora sottinteso, in ogni riga del romanzo: il confronto fra le ridicole ottusità e debolezze umane - di cui Beard è campione indiscusso - e l'enormità, la complessità, il peso delle scelte e delle azioni che il genere umano si trova costretta a compiere in una fase tanto delicata della sua storia.
E' un confronto oggettivamente agghiacciante, ma al tempo stesso irrimediabilmente comico: e McEwan si diverte un mondo a sottolineare gli aspetti più crudamente farseschi e grotteschi di questa sproporzione, comunicando al lettore il piacere perverso di ridere di fronte a un'umanità destinata alla catastrofe.
Solar non è un romanzo perfetto. Certi episodi (le pagine dedicate al fraintendimento, da parte della stampa, delle parole di Beard in una conferenza, con conseguenti reazioni a catena che gli varranno la fama di neonazista) sembrano appiccicati al troncone principale solo per scatenare qualche altro ghignante sorriso. In alcuni punti la trama si disperde, sembra indecisa sulla strada da prendere, si avvita su flash-back poco significativi, si perde in digressioni superflue.
Eppure, il piacere della lettura resta altissimo in ogni pagina, e il romanzo si divora in un attimo. Grande architetto di elaborati meccanismi romanzeschi, abilissimo funambolo della scrittura, McEwan è un eccezionale artista che riesce a rendere il lettore intensamente partecipe alle sorti di personaggi che sono, nel migliore dei casi, patetici e squallidi.
Si arriva alla fine di Solar consapevoli di aver assistito ad una spietata messa in luce di quanto di ridicolo, di assurdo, di effimero e di grottesco alberghi nel teatrino delle vicende umane. Niente che la letteratura e le altre arti non ci avessero già detto da tempo: ma lo stesso fa un certo effetto sentirselo ripetere tanto violentemente, nel 2010, con la catastrofe climatica (forse) in dirittura d'arrivo.
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