Sapete che cos'è un sixxen? È un aggeggio che si è inventato un bel giorno il signor Iannis Xenakis allo scopo di aggiungerlo all'arsenale di percussioni che egli aveva radunato per il suo pezzo "Pléïades", scritto nel 1979. C'è chi ha detto che le percussioni nel '900 hanno avuto la stessa importanza del pianoforte nell' '800 e ancor prima del violino nel '700: e Xenakis ce ne dà una dimostrazione ulteriore con questo lungo pezzo (44 minuti) per soli strumenti a percussione, suonati da sei esecutori.
Il brano è suddiviso in quattro parti e può iniziare da una qualsiasi, a scelta dei musicisti. Le parti si intitolano "Metalli", "Tasti", "Pelli" e "Miscugli" e si riferiscono, le prime tre, alle famiglie di strumenti impiegati in ciascuna parte, mentre l'ultima comprende i suoni di tutti e tre i sotto-gruppi.
Torniamo ai sixxen, allora: della famiglia dei metalli fanno parte questi strani strumenti che Xenakis ha fatto costruire e battezzato con qualche sillaba del suo cognome, intonandoli su 19 altezze diseguali che comprendono quarti di tono, terzi di tono e loro multipli. Della famiglia degli strumenti a tasti fanno parte le percussioni ad altezze determinate, cioè vibrafoni, marimbe e xilofoni. Delle pelli fanno parte gli strumenti membranofoni, dunque tutti i vari tamburi, congas, tom-tom e così via. Di essi si serve Xenakis per dare vita alla poliritmia che caratterizza "Pléïades": un pezzo costruito sull'idea di «periodicità, ripetizione, duplicazione, ricorrenza, copia», per citare il compositore.
In effetti, ascoltando il brano, si ha l'impressione che i suoni siano organizzati a grappoli, secondo densi agglomerati che vivono di una loro logica interna. Dimenticatevi del ritmo a 4/4, qui non ne troverete. Troverete invece «nuvole, nebulose, galassie polverizzate di battiti organizzati dal ritmo»: le Pleiadi del compositore greco-francese.
Così l'ascoltatore diventa una fortunata vittima di questo turbine sonoro, trascinato «come verso una catastrofe inevitabile o un universo contorto». Sono sempre affascinanti le parole di Xenakis: proprio come le percussioni, strumenti esaltati dal '900 ma che accompagnano l'uomo dalla notte dei tempi. E, ascoltando questa musica, riusciamo forse a coglierne qualche remota risonanza.
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