Iceage – Beyondless

Quarto album per i danesi Iceage, ormai distaccati dalle sonorità wave e post-punk degli esordi e approdati a qualcosa di contaminato ed altro, in maniera affine a quello che fanno gli Algiers, loro compagni di etichetta su Matador.

“Hurrah” apre il disco con riferimenti post-punk, un cantato narrativo che guarda a Nick Cave su una base carica ed energica, mentre nella traccia successiva compaiono fiati ed accenni ad un soul disturbato, dalle sonorità vintage.

Anche quando si tratta di sonorità classiche i gruppi del Nord Europa hanno sempre mantenuto un approccio molto americano alla produzione, con una pulizia formale e precisione che può portare ad aperture verso il mainstream e il pubblico rock più in generale, come accaduto anni prima con gruppi come The International Noise Conspiracy e The Hives.

“Under The Sun” assume colori seventies, ballad psichedelica sofferente, tra i migliori brani del disco, come un Alice Cooper del 2018, virato punk e nel finale arrangiamenti di archi di gran classe.

“The Day The Music Dies” alza il ritmo, tra Stooges e Gun Club, con tanto di piano honky tonk ed arrangiamenti di fiati, sostenuto da un basso distorto potente e presente, frutto di qualche centinaio di watt in saturazione. “Plead The Fifth” è un'altra traccia convincente, ancora una volta con richiami a Nick Cave ma comunque in maniera molto più discreta rispetto a gruppi come i Protomartyr, seguita da “Catch It” ci porta invece a Manchester, con lo stesso incedere di un brano degli Happy Mondays, rallentato e trasformato in un mid-tempo tossico e malato.

“Thieves Like Us” affonda le radici nel glam rock e nel punk con un bel cambio di velocità, accelerazioni e rallentamenti, preziosi come l'ossigeno in un'epoca come questa dominata dalle griglie di Protools.

“Beyondless” è un album completo, eclettico e vitale, con nessun elemento fuori posto, un riassunto di quanto di meglio sia capitato negli ultimi quaranta anni di rock alternativo, suonato e arrangiato con grande competenza e ricchezza di arrangiamenti. Nonostante questo ad un ascolto ripetuto mostra qualche limite, mancano le canzoni vincenti, che rimangono impresse nella memoria, troppi gli stili, molte le idee, e l'arrangiamento non riesce a ovviare a qualche carenza nel songwriting. Fiati e archi retrò non possono essere l'unico ingrediente per l'innovazione del rock, seguendo forse la strada dell'ultimo Queens Of The Stoneage, disco in cui, a differenza di “Beyondless” le chitarre sono tutt'altro che sacrificate, mentre qui appaiono come un contorno poco influente.

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