Nitido è in me il ricordo di quel giorno risalente al 1987 quando acquistai tre lp al negozio di dischi di San Lorenzo in Roma, tutti avevano in comune una copertina fatta di un cartoncino un po' più spesso del solito e un po' più grezzo tanto da far nascere il dubbio che si trattasse di bootleg: questo, Happy Dragon Band (da me recensito) e Randy Holden "Population II", ecco l'Epifania che mi portai a casa quel giorno. Tre dischi che monopolizzarono gli ascolti per svariati mesi.
Cogliendo una sottile linea che li univa nel delinquere il rock, registravo delle felici devianze vicine alla mia natura: erano dischi art-coatti dove una borgata spaziale imperversava impunita. E proprio il lavoro degli ID spinge l'acceleratore su atmosfere extraterrestri concitate, ribadite dal disco volante che appare sul retro copertina.
Anche qui senti 'sta roba e non riesci a dire cosa hai sentito, un miscuglio di rock, di elettronica, di atmosfere progressive mai scontate intarsiate da chitarre fabbricate su qualche anello di Saturno. E tutto viene fuori dai canonici strumenti del rock ma la miscela è un po' diversa dal solito, i fratelli Oickle e compagni shakerano bene il loro cocktail spaziale. Musica per un rituale sconosciuto, per un'esigenza di proiettarsi fuori dalla prigione del veicolo biologico. La resa non è minimamente altezzosa anzi è propositiva nell'invito a non accettare astrusi condizionamenti elitari.
La lunga suite a cavallo delle due facciate arzigogola magnificamente un viaggio che espleterà il nostro piacere all'ascolto e ci comunicherà che non bisogna andare troppo lontano per trovare chissàcchè, basterà salire sull'astronave di questi ragazzotti americani che in quella metà degli anni '70 sapevano "dove stavano andando", combinandola proprio grossa.
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