Era il 1992 l'anno in cui due discepoli del "triste" filone indipendente americano, i losangelini Jeff Martin e John K.Berry, fondarono gli Idaho, band contemporanea a maestri della tristezza della scena di San Francisco, Red House Painters e American Music Club, ma successori e più affini stilisticamente alle trame chitarristiche dei Codeine.
"Year After Year" è il primo album di studio per la band californiana, pubblicato dalla casa discografica Caroline nel 1993, un lavoro sorprendentemente compiuto, dove la voce di Martin affonda in una catarsi ora malinconica, ora disperata, dettata da chitarre che rievocano nella mente dell'ascoltatore un cielo pieno di "stelle frigide". Il disco contempla il susseguirsi degli anni, prima nel modo più tetro e disperato possibile nella prima metà, "Gone" è una sorta di brano degli Swans suonato dai Codeine, che racconta gli ultimi momenti di un morente , "Here To Go", titolo in sintonia col brano precedente, il quale presenta il momento più "violento" a livello chitarristico del disco, relativamente associabile al sound dei God Machine, mentre "The Only Road" sembra uscito direttamente da "Frigid Stars". La depressa contemplazione degli Idaho termina nel modo più calmo e rassegnato con la title track, dall'incedere Kozelekiano e con l'ipnotica chiusura "Endgame".
Una band che vale tanto quanto i nomi più noti dello Slo-Core dei primi '90 e un disco che in questo periodo autunnale è perfetto come colonna sonora di freddi pomeriggi piovosi.
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