Il grande ritorno degli Idlewild nel 2015, dopo sei lunghi anni di assenza, ha sorpreso (in positivo) un po’ tutti.

Sia la critica, che ha giustamente incensato il bellissimo “Everything Ever Written”, sia il pubblico, che ha premiato la storica band scozzese con il ritorno nella top 20 inglese. C’era molta curiosità, quindi, per il passo successivo, che si concretizza oggi (dopo ulteriori quattro anni) con questo nuovo “Interview Music”.

A dir la verità gli Idlewild erano partiti ben decisi, mettendosi subito a lavoro dopo il successo del precendente album, ma hanno poi optato per prendersi il tempo necessario (nel mezzo ci sono state le celebrazioni per l’anniversario del capolavoro “The Remote Part”), e visti i risultati la scelta è stata davvero azzeccata.

Grazie anche al fondamentale apporto a livello produttivo di Dave Eringa (ritorno importantissimo, visto che si tratta di colui che ha forgiato il sound di due dischi cardine della discografia della band come “100 Broken Windows” e lo stesso “The Remote Part”), il nuovo lavoro è a conti fatti la loro miglior creazione da diciassette anni a questa parte.

Si conferma, come punto di forza, la varietà di stili già cardine della precedente release, ma qui sia a livello di sound, sia a livello di songwriting, siamo di fronte ad un ulteriore passo in avanti; la band capitanata da Roddy Woomble è davvero in palla, il lavoro alle chitarre del bravissimo Rod Jones è magistrale e tutto quadra alla perfezione. Il definitivo cambio di passo era palese già dai primi due singoli estratti: “Dream Variations”, proposta anche come opener, crea inizialmente un intreccio chitarra/voce tipicamente Idlewild (con una spolverata di Springsteen) per poi sfociare in una coda psichedelica, mentre la graffiante “Same Things Twice” è l’unico rimando dell’album al primissimo periodo della band.

Non mancano episodi meno diretti e più complessi, come nel caso della titletrack (graditissimo l’omaggio ai Dinosaur Jr nella sontuosa coda chitarristica), ma per il resto il quintetto opta per soluzione più dirette ed immediate, scelta assolutamente vincente. “Miracles” è una bella svisata guitar pop, “Forever Now” omaggia i Teenage Funclub così come “Bad Logic” rispolvera un vecchio, grande amore della band, ovvero gli R.E.M., mentre “There Is A Place For Everything” è una sventagliata indie così fresca che sembra uscire da una band emergente.

Gli episodi più intimi scorrono bene e sembrano quasi una versione leggermente meno levigata di certe cose dei Death Cab For Cutie, e troviamo anche una concessione allo stadium rock nel ritornello del potenziale singolo “All These Words”. Spettacolare “Mount Analogue”, esercizio di stile britpop impreziosito da una sorprendente tromba.

“Lake Martinez” chiude con un emozionante piano e voce un disco che è il suono di una band rinvigorita, che si diverte di nuovo nel proporre la propria musica e lo fa senza porsi dei paletti. Finalemente ritroviamo a pieno regime una parte fondamentale dell’indie rock di oltremanica.

Speriamo che questo sia il definitivo inizio di una seconda giovinezza per gli Idlewild.

Brano migliore: Mount Analogue

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