«Se, come quasi sempre accade, la musica sembra esprimere qualcosa, questa è soltanto un'illusione.» (Igor Stravinskij)
le 5 stelle moltiplicatele per 22, quanti i cd contenuti in questo cofanetto, summa del sommo compositore russo.
In questo box, sono raccolte tutte le composizioni dirette dallo stesso Stravinskij e incise dal 1934 alla fine dei '60, per oltre 26 ore di musica.
Mi sembra chiaro che non mi dilungherò nel descrivere dettagliatamente opera per opera, ma solo qualche breve indicazione su le mie preferite e un elenco di altre composizioni a mio parere di valore.
Igor Stravinskij non è solo tra i più grandi compositori del '900 ma è tra i più grandi musicisti di tutti i tempi, un innovatore.
Si ascolti, un grande classico, come la "La sagra della primavera" balletto del 1913, è esaltante con la sua accentuata propensione al ritmo e scevra di ogni "sentimentalismo", ricco di passaggi intensi e pieni di energia, tratti distintivi di molte pagine del Maestro. Fatta di sonorità primordiali, di pulsioni vitali ed echi di morte. Si pensi a come "La sagra" doveva suonare ai contemporanei di Stravinskij, con nelle orecchie i suoni del romanticismo. Si può dire che "La sagra della primavera" è l'opera simbolo della muisca novecentesca.
O si ascolti, ad esempio, un altro capolavoro come "Il matrimonio", balletto del 1917, e di come il Maestro faccia risaltare i ritmi volutamente a discapito delle armonie e dei timbri, con un ensemble di percussioni e voci che ne esalta la forza rituale così come l'incastro dei 4 pianoforti "martellanti" che hanno perso tutti i colori del romanticismo per intessere un incastro ritmico davvero sorprendente.
"La storia del soldato" un opera da camera/balletto, è un altro dei punti cardine dell'opera Stravinskijana, ma che anche questa all'epoca doveva suonare un po' "strana", tra l'altro contiene accenti di gusto jazzistico, grazie a quel poco che Stravinskij aveva potuto vedere, su qualche pagina scritta giunta in europa, siamo nel 1918(!).
Poi è possibile ascoltare l'altro famosissimo balletto "L'uccello di fuoco" nelle due versioni, la prima del 1910, una composizione che ci porta in un mondo fantastico e misterioso che racchiude in sé le precedenti richerche del Maestro e apporta le sue prime rivoluzioni musicali.
Ma la vera perla è la seconda versione (suite) riveduta nel 1945 dal compositore, apporta alcune variazioni, riducendo l'orchestra e cambiando anche alcuni strumenti per le parti solistche. Stravinskij la considerava superiore a quella del '10 e non si può che dargli ragione, ma anche la prima versione rimane una signora opera. Esiste anche una versione del 1919 ma che evidentemente Stravinskij non ha mai inciso.
Altro balletto notevole e famosissimo è "Petruska" (1910) una sorta di collage musicale di brani che si rifanno alle culture popolari ma con sonorità percussive e dissonanti. di "Petruska" troviamo anche la seconda versione (suite) del 1946 una delle differenze più evidenti è che del finale misterioso e lento della prima versione nel '46 il compositore sostiuisce la chiusura con un fortissimo. Anche questa versione è splendida.
Poi c'è "Pulcinella", nelle due versioni, balletto (1920) e suite per strumenti da camera (1922). L'opera è incentrata su musiche del compositore settecentesco Pergolesi (e alcune false a lui attribuite), ma l'impronta di Stravinskijana è così potente da far pensare che le parti scritte dal Pergolesi siano sempre opera del Maestro, grazie anche agli accenti orchestrali assolutamente moderni, nonostante la strumentazione sia basata sulle orchestre settecentesche. Stravinskij affermò «la cosa più notevole di "Pulcinella" consiste non tanto nel rilevare quanto sia stato aggiunto e cambiato, ma quanto poco». È il periodo "neoclassico" del Maestro, così detto per il suo trarre spunto da musiche preesistenti, ma la capicità del Maestro è di decontestualizzarle e farle sentire sotto una nuova e diversa luce.
Nella suite, con strumenti cameristici è notevolmente ridotta la durata (quasi la metà) assume così un aspetto più concentrato rispetto al balletto, in oltre sono state tolte le parti vocali. Notevole anche questa versione.
"Il bacio della fata" (1928) è forse tra i balletti quello che più rimanda ad atmosfere proprie del romanticismo, in parte tratto da idee di Cajkovskij, siamo nel periodo "neoclassico" del Maestro. Rimane una splendida, deliziosa e nostalgica pagina, purtroppo poco considerata, del compositore russo.
"Gioco di carte" (1936) altro balletto del periodo "neoclassico", ricco di humor (altra caratteristica saliente della musica di Stravinskij) e pieno di echi e citazioni ottocentesche, rendendo così omaggio ad un epoca e ai grandi compositori di quel periodo (tra gli altri, l'amato Cajkovskij, Strauss e Rossini con il suo "Barbiere").
Altra pagina notevole è la "Sinfonia in tre movimenti" composta tra il 1942 e il '45, ispirata da suggestioni su documentari di guerra che Stravinskij ebbe modo di vedere. Il 1° movimento è ricco di contrasti, una furia barbarica, mentre nel 2° movimento tutto si tranquillizza, ma nel 3° movimento torna una forza incontrollata (richiamo alla "Sagra della primavera").
Con la "Sinfonia in do" (1940) ritroviamo il "neoclassicismo" stravinskijano, come sempre scevro da accademismi, ma piuttosto interessato ad una libera reinterpretazione del passato. Qui è presente uno stile beethoveniano. Anche la magnifica "Sinfonia dei salmi" (del 1930 e riveduta nel 1948) è "neoclassica", con coro in latino; una sorta di liturgia, si apre inquietante fino ad arrivare all'ultima parte con un finale "luminoso".
il "Cocerto per piano e strumenti a fiato", qui proposto nella versione del 1950, la prima versione risale al 1924. Il piano è usato in maniera percussivia fa eccezione il 2° movimento che ha un cambiamento netto rispetto al primo movimento, decisamente più lento, per poi riprende nel terzo un andamento più spigoloso ma più altalenate rispetto al primo movimento.
Molto interessante è "Movimenti per piano e orchestra" (1960) del periodo seriale, elimina le strutture armoniche per creare atonalità. "Capriccio per pianoforte e orchestra" del 1930 è brillante e dagli accenti weberiani, ma anche qui con un piano a tratti percussivo rende l'opera in puro stile stravinskijano.
Il "Concerto in re maggiore per violino e orchestra" (1931) sempre del periodo "neoclassico", è un omaggio a Bach. L'appertura di violino è folgorante, l'opera è ricchissima di variazioni (il capriccio, ultimo movimento è una delle arie più famose del compositore), tra le vette del Maestro.
il "Concerto in re per orchestra d'archi (Basle concert)" (1947) sempre del periodo "neoclassico" ma qui è più spigoloso, Stravinskij è alla ricerca di nuove soluzioni, che saranno sviluppate e messe a fuoco più avanti dal compositore, ma rimane una prova molto interessante e vibrante. Altre interessanti composizione sempre "neoclassiche" sono il palpitante "Concerto in mi bemolle maggiore (Dumbarton Oaks)" del 1938 e le "Quattro impressioni Norvegesi" (1942) basato su motivi popolari Norvegesi, il 2° movimento è per me il più intrigante.
Le "Suite n° 1 e 2 per piccola orchestra" dai forti connotati poopolareschi rivisitati dal tipico humor stravinskijano. La prima suite è del 1917, la seconda del 1921 provengono dalla versione di "Cinque Pezzi facili per pianoforte a quattro mani". Rilevante anche "Quattro Studi per orchestra" (1928) anch'essi trascrizione per orchestra da un'altra composizione: "Tre pezzi per quartetto d'archi". Va menzionato anche il "Concertino per 12 strumenti" (1952) preludio alla svolta dodecafonica del Maestro.
l' "Ottetto per strumenti a fiato" (1923) e un lavoro rigorosissimo senza "emozioni" basato solo su una ricerca sonora di piano e forte, sempre di gusto "neoclassico".
"Sinfonie per strumenti a fiato" del 1920, qui è riproposta nella versione riveduta del 1947. Scritta in memoria di Claude Debussy sono una sorta di bozzetti dall'aspetto frammentario dediti ad una ricerca di sonorità e timbrica, ma che alla fine risultano comunque ben amalgamati da rendere l'opera omogenea.
"Ragtime" già da come si può intuire dal titolo è un brano di ispirazione jazzistica del 1918, il Maestro rimase molto affascinato da questa musica, tant'è che nella sua carriera più volte dedicherà una sua propria lettura al jazz. La composizione ha una forte pulsine ritmica ed è un piccolo gioiellino.
"Tango" del 1953 (versione orchestrale da una trascrizione dall'originale per pianoforte) anche qui troviamo le sincopi e l'iregolarità di chiara matrice jazzistica, dove il ritmo è predominante. Splendido nella sua "semplicità".
Magistrale è anche il "Concerto per clarinetto e jazz band (Ebony Concerto)" (1945) nel corso della sua carriera Stravinskij ha dimostrato come riuscisse a metabolizzare e fare sue tutte le musiche, questo concerto ne è la riprova (in caso ce ne fosse stato bisogno), qui sono il jazz e il blues a essere straviskijanizzati (passatemi il termine). Brano scritto per il grande clarinettista jazz Woody Herman (solista della prima esecuzione) la versione qui contenuta invece è eseguita da un altro gigante del clarinetto jazz, Benny Goodman.
"Piano-Rag-Music" del 1919 è un altro brano per solo piano che sin dal titolo fa capire che siamo sempre dalle parti del jazz. Uso sincompato del ritmo cambiamenti di tempo, il tutto per creare una sonorità tutta stravinskijana. Tra l'altro con questa incisione del 1934 possiamo sentire il Maestro al piano.
"Concerto per due pianoforti" (1931-35) qui un'incisione del 1938 che vede alle tastiere Igor con il figlio Soulima. Furoreggiante con impasti ritmici e tonali davvero dirompenti. Qui è chiaro come sia nuovo il modo di conceperie il pianoforte da parte del Maestro.
"Serenata in la" (1925) qui sempre con Stravinskij al piano, è un capolavoro del periodo "neoclassico".
Altra composizione "neoclassica" che segnalo è "Duo concertante per violino e piano" del 1932 sempre con Igor al piano e al violino Joseph Szigeti, oltre che per il valore storico dell'incisione, qui si può aprrezzare un secco lirismo di ispirazione barocca. Di questa opera esiste una registrazione precedente del '33 con Samuel Dushkin al violino, per cui il brano era stato scritto, forse più bella (ma purtroppo non è contenuta in questo box).
"Sonata per due pianoforti" (1944) si muove con sublime leggerezza resa ancor più evidente dai momenti dissonanti.
Passando alle opere "Le rossignol" (1914) è la prima opera teatrale di Stravinskij, basata su una favola di Hans Christian Andersen. Eccelle per la colorita scrittura orchestrale e per le splendide soluzioni sonore (tra voci e strumenti), a tratti richiama la ritmicamente "La sagra della primavera".
In questo cofanetto è contenuta anche la versione sinfonica per orchestra diretta da Robert Craft (con la supervisione di Stravinskij) dal titolo "Le chant du rossignol" scritta nel 1917 dove si può apprezzare gli impasti orchestrali a tratti taglienti e in altri momenti più delicati. Meritano attenzione ambedue le versioni.
"Mavra" (1922) è un opera buffa in un atto, della poetica "neoclassica". L'omaggio alla musica russa è evidente (così come ad altre musiche popolari). Parodia ironica fatta di contrasti tra canto, ispirato (anche) al "bel canto" dell'opera italiana e un'orchestrazione dal ritmo dirompente e "sghembo".
"Oedipus rex" è un'opera oratorio con cantato in latino, sempre del periodo "neoclassico" scritta tra il 1926-27 qui è riproposto nella revisione del '49. Solenne e monumentale.
"The Rake's Progress" composizione scritta tra il 1948 e 1952, con questa meravigliosa opera in tre atti si chiude il periodo "neoclassico". I riferimenti principali a cui Stravinskij si è ispirato sono: Mozart ("Così fan tutte" e il "Don Giovanni"), la musica barocca (sia per lo stile compositivo che per l'orchestra, che si rifà a quelle stettecentesche) tra gli altri compositori citati ci sono Handel, Rossini e Cajkovskij. Ma tutto questo, come il Maestro ha più volte dimostrato, suona estremamente novecentesco. Opera tanto complessa quanto affascinante.
Nel cd del box intitolo "35 Songs" sono raccolte alcune composizioni di breve durata (tutte cantate) segnalo in particolar modo: "Due poesie di Konstantin Bal'mont" qui nella versione per orchestra da camera del '54. "Tre Liriche Giapponesi" del 1913, nella versione con orchestra. "Tilimbom/Klabum-Klabam" del 1923. "Quattro canzoni popolari russe" del 1954 per voci femminili e quattro corni. "Quattro Canzoni" (1954) per voce, flauto, arpa, chitarra, riarrangiamento di due brani da "Quattro canzoni popolari russe" e di due da "Tilimbom/Klabum-Klabam". "Tre canzoni per William Shakespeare" del 1953, una delle prime composizioni dodecafoniche. "In memoriam Dylan Thomas" (1954) anch'essa dodecafonica è un sentito omaggio allo scrittore, che morì mentre era in viaggio per incontrare Stravinskij (il testo è tratto appunto dallo stesso Thomas). Chiude il cd la divertente "The Owl and the Pussycat" del 1966 per voce e piano, l'ultima composizione del Maestro.
Molto interessante è il "Monumentum pro Gesualdo da Venosa ad Cd annum" del 1960 sono tre madigali scritti appunto da Carlo Gesualdo da Venosa (musicista del 1500), ma il Maestro li ricompone per strumenti con piccoli cambiamenti e aggiunte.
Tra le composizioni sacre: "Zvezdoliki" (1911-12) ovvero è dedicata anche questa a Claude Debussy è una "cantata religiosa" di grande interesse e a tratti lascia intravvedere la dodecafonia che arriverà per il Maestro circa 40 anni dopo.
"Cantata" del 1952 è arcaica e prerascimentale, invece "Messa" (1944-48) è austera e medievale. "Canticum Sacrum ad Honorem Sancti Marci Nominis" (1955) pezzo orchestrale e corale, in omaggio alla città di Venezia. Sempre di gusto "neoclassico", ma con acceni seriali. Monolitico ma allo stesso tempo dalla struttura varia.
"Threni (id est Lamentationes Jeremiae prophetae)" (1958) cruciale tra le composizioni del Maestro in quanto è la sua prima e più lunga opera dodecafonica (anche se non utilizza in maniera "severa" questa tecnica compositiva). Struttura complessa, a mio parere, la migliore tra le sue composizioni sacre.
Molto intreressanti, sempre delle composizioni religiose, di Stravinskij sono: "Credo" (1934) qui riproposto nella revisione del 1964, "Pater Noster" (1926) qui nella versione del 1949, "Babel" (1944), "A sermon, a narrative and a prayer" (1961-62), "Anthem" (1962), "Introitus" (1965).
In oltre, devo almeno citare le seguenti opere in ordine sparso:"Sonata per piano" (1925), "Pastorale" (versone del 1933 per violino solista), "Persefone" (1934), "Ode (Canto elegiaco in tre parti per orchestra)" (1943), "Orpheus" (1947), "Septet" (1952), "The Flood" (1962).
Arrivo così all'ultimo cd, dove sono contenute opere dirette dal fedele braccio destro Robert Craft, sotto la supervisione dello stesso Stravinskij. "Danses concertantes" (1941-42) suite balletto per orchestra da camera è piena di autocitazioni. "Epitaphium" (1959) dedicato alla morte di Max Egon, è un brano seriale, dalla brevissima durata (poco più di un minuto) dai toni tetri, che riesce a rendere un senso di fine in maniera davvero efficace. "Doppio canone" (1959) per quartetto d’archi è un'altra brevissima composizione (anche questa poco più di un minuto) dalla sruttura e sonorità molto particolare. Segnalo anche "Abramo e Isacco" composta tra 1962 e '63 e "Variations" (1965) in memoria di Aldous Huxley.
L'ultimo brano di questo bellissimo box, e non poteva essere altrimenti, è il portentoso "Requiem canticles" (1965-66) opera dodecafonica che venne eseguita anche per il funerale dello stesso Stravinskij.
Chiudo questo lungo "bla bla" sintentizzando la lezione musicale del Maestro: la musica basta a sé stessa.
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