Parlare di musica è una cosa molto brutta, innanzitutto sleale, nei confronti di colui che quella musica l'ha scritta, perchè pretendi di rimpicciolire un infinito, parli del niente, infanghi un camice bianco. Purtroppo però bisogna pur tentare di dire qualcosa, invogliare all'ascolto dicono, accettare di scendere a compromessi, i compromessi delle parole, magari tentare di far capire perchè un insieme di suoni è un capolavoro, o perchè non lo è. Uno mi chiede che me ne pare di Pulcinella di Stravinsky, e io che cazzo gli dico. 

Potrei dirgli che è la prima opera ritenuta neoclassica di Stravinsky, che dà l'inizio al secondo periodo artistico del genio russo. Poi però mi si impasta la bocca, appena inizio a pronunciare quella triste bestemmia, "Neoclassico", diocristo che merda, bisogna avere del fegato a coniare dei termini così orrendi ed associarli ai capolavori. Oggi è la fiera di queste targhe, così un critico si risparmia anche l'inchiostro: invece di provare a spiegare in due paragrafi cosa sta ascoltando (e non cosa sente) se la può sbrigare in due tre paroline magiche: psych-folk punk. Che non vuol dire un cazzo. Ma fai bella figura. Anche se non sai scrivere.

Ma allora svisceriamo lo spartito di Pulcinella da un punto di vista tecnico, le armonie, le polifonie, i cambi di ritmo, oppure l'orchestrazione. Tanto lo so già che se la metto su questo piano dopo un po' arriva il solito moralista della musica e mi dice che la tecnica non serve a un cazzo, che va contro la creatività, che conta il feeling o non so come cazzo si chiama, l'ispirazione, quella selvaggia, via il nozionismo, un cancro. Comunque non so niente di armonia contrappunto e tutte quelle menate da diploma, quindi non ne parlerò. L'unica cosa che mi sento di dire è che secondo me la tecnica serve eccome, a dimenticarsela, a calpestarla. Potrebbe sembrare che la grandezza dei lavori di Stravinsky stia nella tecnica, nel progresso tecnico-compositivo, ma non è vero un cazzo. E' vero che sono complicatissimi il più delle volte, ma se nello spartito sono intricati, nell'orecchio invece sono talmente semplici e basilari da essere eterni, tanto che un bambino potrebbe comprenderli benissimo (ne ho le prove). E' più verosimile pensare ad uno Stravinsky che scrive la musica per bimbi, piuttosto che ad uno che la scrive per la critica. 

Poi è vero, i tempi cambiano, il contesto culturale anche, ed è pur vero che nella musica classica uno è compositore dopo anni e anni di studi e master, perfezionamenti e clausura, mentre nel rock la patente per scrivere sono quei 150 euro che spendi per comprarti una squier stratocaster. C'è chi crede che un modo di far arte escluda l'altro, io non credo. Stravinsky nato oggi non sarebbe un accademico, un professore, come non lo era allora. Forse non era neanche un musicista, era semplicemente un artista (a dir poco), il suo saper suonare o scrivere nel pentagramma era nient'altro che un mezzo per rendere al meglio le sue idee, in una forma, in quella migliore.

L'idea del Balletto di Pulcinella fu quella di recuperare un passato apparentemente lontano e incompatibile con i fermenti espressionisti, un passato barocco, calandolo nella propria epoca e nel proprio modo di scrivere. Gli spartiti di un compositore napoletano di inizi '700 in particolare, Pergolesi, colpirono la sensibilità di Stravinsky e Diaghilev (lo storico "produttore" dei suoi balletti) che ne prese pieno possesso, snaturandoli a tal punto da renderli totalmente estranei al contesto culturale da quale provenivano, il barocco. Poco importano poi le discussioni sulla vera paternità degli spartiti (molti di quelli scelti si sono rivelati essere di compositori minori e non di Pergolesi), ricordare lo stupido rifiuto di molti critici che la considerarono un'operazione irrispettosa. Quello che conta è che ancora una volta il compositore Russo è riuscito a compiere qualcosa di nuovo e speciale. Mentre il balletto inizialmente scritto nel 1919 richiedeva come organico una piccola orchestra e voci soliste, nel 1949 Stravinsky fece una trasposizione della medesima opera in versione solo strumentale, la "Pulcinella suite". Le ho ascoltate tutte e due, ma per me la seconda è quella definitiva, lo metto come un mio parere, ma la trovo perfetta. In otto movimenti, passando attraverso serenate scherzi e minuetti di arcana memoria si assiste ad un progressivo disfacimento della struttura originaria (sembra che nei suoni aleggi uno spirito dissacrante e ironico), una specie di dialogo tra passato e presente, in cui si perde la cognizione stessa di cosa sia passato e cosa presente. Proprio il clima ironico che pervade l'opera riesce ad essere descrizione perfetta del soggetto letterario di Pulcinella, cosicchè Stravinsky realizza ancora una volta con impressionante verismo la bugia della musica espressione di qualcosa che non sia solo se stessa.

Ora però mi sono rotto il cazzo:

http://it.youtube.com/watch?v=X4KYuhfag5I

http://it.youtube.com/watch?v=tgcPF8fSOig&feature=related

http://it.youtube.com/watch?v=sxg-lveXEfk&feature=related

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