IGUDESMAN AND JOO A ROMA: LA MUSICA E' UN GIOCO DA BAMBINI E... DA ADULTI.

L'uomo è ‘ludens' diceva Huizinga in un noto saggio [1]. Il gioco fa parte dell'uomo. E' connaturato e, al tempo stesso, è essenziale per la sua sopravvivenza. E' presente in ogni cultura, polisemico, differenziato, gratuito, libero e disinteressato, non necessario ma oggettivo, formativo.

E' fuori dal Tempo ma con un suo tempo, separato dallo Spazio ma entro un suo spazio, non  definito da giudizi morali eppure con proprie leggi intrinseche e regole, da stabilire, da cambiare e ricreare, ma necessarie e condivise; forza centrale nello sviluppo cognitivo dell'uomo e attiva in quello affettivo. I bambini giocano per crescere, gli adulti per sopravvivere: e nelle Arti, nella musica, in tutto ciò in cui gli uomini mettono passione ma anche attenzione e concentrazione, le condotte del gioco motorio, di abilità, di simulazione, di alea, di azzardo e strategia, riemergono a creare piacere e motivazioni.

Ma quando il gioco condiviso si unisce all'ironia, alla parodia a volte puramente ludica, altre volutamente satirica e all'intelligenza, quando il gioco è continuamente nuovo e creativo e coinvolge dal profondo lo spettatore che si riconosce e riconosce, quando il gioco è parodia e mezzo del Surreale, non è più la molla che spinge le arti, torna esso stesso a farsi Arte. Aleksej Igudesman e Richard Joo, rispettivamente violinista e pianista, sono ormai un fenomeno i cui video su YouTube sono guardati da milioni di persone. Straordinari musicisti e strumentisti, attori poliedrici e versatili, hanno creato uno spettacolo che, a metà tra la musica ed il teatro, unisce, la commedia, la cultura popolare, la musica stessa in una combinazione esplosiva. Le grandi abilità musicali, virtuosismo, bel suono, cantabilità sui propri strumenti si sono unite, con acume ed intelligenza, a quelle comunicative del corpo ed espressive della voce volte a tracciare la parodia di un mondo da cui provengono, conoscono e di cui loro stessi sono parte.

Le idiosincrasie, i tic, il modus vivendi che è anche modo di concepire la vita stessa, dei musicisti e di quanto ruota intorno ad essi,  è il bersaglio del loro spettacolo. Ed ecco fare il verso a pianisti per l'eccesso di ore di studio, per la  memoria, la gestualità, dal sistemarsi il palchetto ad essere continuamente alle prese con le maniche della camicia, mai contenti del suono dei colleghi violinisti a loro volta parodiati tanto per il modo di intonare il violino che diventa il rombo delle motociclette, la sirena della polizia, le api, il russare, quanto per quello di studiare; e poi cantanti incapaci di cantare senza rendere ‘lirica' qualunque canzone, e orchestrali ‘passivi' e poco creativi, perennemente  incollati allo spartito; a seguire, concertisti arroganti mai contenti delle condizioni in cui suonano o dello strumento, con manie di protagonismo portate all'eccesso. Igudesman e Joo rispondono a tutto ciò con un modo di suonare virtuoso ed espressivo anche quando usano sui propri strumenti frullini e bacchette o cantano e ballano tra una risata, una battuta,umorismo e tanto divertimento.

Comicità mai eccessiva, un po' irriverente ma mai sarcastica e tanta musica, trasformata, adattata, ricreata ma sempre sentita, interpretata in modo autentico e vero. Chi conosce il mondo della musica, ha trovato uno specchio in cui, attraverso loro e con loro riflettersi, riconoscere o riconoscersi in  qualcuno di quei tratti, guardarli e, col riso, prenderne le distanze. Chi invece non appartiene a quel mondo, nonostante le numerose sottigliezze parodiche, ha ritrovato, nella straordinaria capacità di analisi e sintesi, quella riconoscibilità che ha permesso comunque partecipazione, immedesimazione capace di scatenare il riso comune, dall'inizio alla fine, ininterrotto. Creatività ed arguzia nel caleidoscopio colorato e scoppiettante di gag e battute giocose, invogliano a riflettere.

La Musica, mondo vissuto o soltanto guardato si fa mediatore: gioco, divertimento, autenticità nell'espressione, possibilità di comunicazione e condivisione, non altezzosità nè superbia e protagonismo. Eppure le piccolezze dell'Uomo sono sempre le stesse  e pure in essa rientrano nella misura in cui sono parte ineliminabile della natura umana. Nessuna arte è Perfezione; in ciascuna l'Imperfezione alberga ma la rende umana. Guardare, riconoscere, ironizzare, minimizzare e sorridere. Giocare. Il segreto per essere piccoli Grandi Uomini.

[1] Huizinga Homo Ludens 1946 Roma

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