Ciao ragazzi/e, ben trovati alla sezione musicale del sito, dalla quale manco da lungo tempo oramai! Ripensando in questi giorni alla mia "mission", e facendo mie alcune critiche ed osservazioni di utenti del sito, ma anche amici, mi sono chiesto se sia utile parlare di arti "minori" in termini puramente descrittivi, accettando insomma l'esistente per quello che è, poggiando su di esso una sorta di consolatoria consapevolezza del mondo, o se non sia possibile utilizzare il piccolo bagaglio ormai acquisito in questi mesi in una differente chiave "deontica", dicendo ai contemporanei come "dovrebbe essere" la musica minore italiana contemporanea: mossa forse presuntuosa, la mia, ma non meno affascinante, anche per non essere sempre nostalgiche vittime del passato ed assumersi le responsabilità del presente, nonché del futuro.

Quello che mi propongo dunque di fare in questa specie di recensione test, confidando nella Vostra benevolenza, è dunque affrontare in chiave critica un pezzo che oggi va per "la maggiore" ma che nel volgere di poche albe e tramonti verrà  inevitabilmente catalogato come "minore", alla stregua di "Amico è", "Tre parole", "Un'estate al mare", "Sei troppo bella" ed altre amenità del nostro variopinto mondo italico, verificando se esso sia coerente con il canone estetico che ci ha guidati in questi mesi o non sia, piuttosto, il germe fondativi di una diversa concezione di musica popolare che non può sfuggire al nostro occhio indagatore.

Alludo, ovviamente, a "Pop Porno" dell'apprezzato duo elettropop Il Genio, diffusosi grazie ad internet, al tamtam derivante ed agli stacchetti di Simona Ventura a "Quelli che il calcio" ed interessante epifania della contemporaneità in questo uggioso autunno 2008.

L'immagine del duo, innanzitutto.

Si tratta della consolidata coppia che alterna una Lei particolarmente fascinosa - secondo i parametri dei più - anche se non dotatissima quanto a estensione vocale e ottave, ed un Lui più nerd e serioso, dedito alle manipolazioni elettroniche ed alla tessitura musicale: uno yin e yan tutto sommato scontato, in cui immagine e talento pop si mescolano e confondono, per far felice il pubblico sia sul piano estetico che sul piano melodico, alla stregua di quanto avviene da almeno tre decenni, con coppie come i Carpenters, gli Eurythmisc, i Roxette, i nostri Al Bano e Romina, i Pet Shop Boys sul versante gay, o le Bananarama anche se erano in tre. Si tratta, nella sostanza, di un cliché trito e rassicurante, quello de Il Genio, che si pone in una certa continuità con la tradizione melodico pop, pur con una spruzzata di eleganza (belle le mise della signorina, niente da dire) e fascino, come colto da Verdone in "Sono pazzo di Iris Blond", se ci fate caso.

Il tutto, mi sembra, per intercettare una determinata fascia di consumatore: gli ultratrentenni che hanno l'età dei membri del tuo, i quali, da ex "Generazione X", sono ormai divenuti matura, ed un poco disillusa, generazione da aperitivo delle sei o delle sette di sera con ostriche o gamberetti, da lunch e da lounge in cui l'immagine e la musica, come meglio vedremo a seguire, del duo, fa da sottofondo melodico e rassicurante, senza essere portatrice di preoccupazioni o disarmonie. In un periodo di crisi economica come questo, una specie di messaggio rassicurante che vuol riportarci quasi ad uno youppismo senza youppies, ad un ritorno agli '80 senza le (relative) certezze di quegli anni.

La musica del duo e del singolo che qui recensiamo, adesso.

Il testo di "Pop Porno" gioca sullo scambio consonantico con "po' porno", che emerge nitido nel ritornello, trattando di una ragazza pur piacente che si lamenta delle disattenzioni del compagno, il quale, attorno alle tre di notte, si alza dal letto piuttosto che farle compagnia, per crogiolarsi nelle vista delle bellezze, artificiali ed artificiose dei film a luci rosse, trasmessi probabilmente dalle tivvù locali. Lei ci resta male, ma nel bridge melodico che precede l'ultimo ritornello, in cui forti sono le influenze di tanta musica anni '60 ed a mio parere di certe insinuazioni alla Gigliola Cinquetti, lo sguardo d'amore che le lancia Lui la fa sentire una donna un po' porno e, dunque, desiderata al pari delle attricette dei menzionati films (con tutte le conseguenze del caso, qui intuibili per ellissi).

La morale mi sembra, da un lato, poco consolatoria per il pubblico femminile, sottolineando da un lato la subordinazione della felicità della donna al desiderio che il maschio può avere nei suoi confronti (ma anche, maliziosamente, la sua possibilità di dominare l'uomo ed i suoi istinti semplicemente essendo un po' porno), e, dall'altro, ambigua per il pubblico maschile: quasi a dire all'uomo medio di non sentirsi in colpa se guarda i filmetti alle tre di notte trascurando la propria compagna, visto che anche la parte maschile de Il Genio lo fa, di fronte ad una personcia con tutte le curve e lo stile apposto! Dunque, mi sembra quasi un parallelo invito ad accontentarsi dell'esistente (altro che morale deontica, qui!!), legittimando la mediocrità del quotidiano, ed, al contempo, se non si ha a disposizione un soggetto idoneo, di limitarsi a sognare una donna "un po' porno" come la cantante in questione, che tutto è meno che brutta o priva di fascino, secondo il vostro derecensore di fiducia.

L'accompagnamento musicale del brano e la tessitura melodica sono di sicuro impatto ed, al contempo, poco originali: giocando sullo scambio di cui sopra e sul crescendo in maggiore, il ritornello diviene facilmente memorizzabile, con la quasi certezza di essere un tormentone, mentre la nobilitate della musica vorrebbe essere salvata dagli ammiccamenti elettro e dall'insistita poliritmia delle tastiere, con un tono quasi europeizzante, decadente ed erotico. Un pop da camera, dunque, se non proprio da camera da letto. Sul bridge melodico in stile anni '60 abbiamo scritto, restando da aggiungere qualcosa sulla sovrapposizione delle melodie di strofa e, appunto, ritornello, nel finale del brano, con i soliti effetti a canone, già teorizzati e messi in pratica da Mogol e Battisti nei primi anni '70. Il tutto ben confezionato, in attesa del remix da discoteca della domenica pomeriggio, che proietterà il brano nella testa dei tanti sedicenni che si muovono sui relativi palchi e sperimentano i primi approcci, all'insegna, appunto, di questo pop porno.

Traendo le conclusioni da quanto osservato, non posso che nutrire preoccupazione per un brano del genere, vero e proprio cavallo di Troia per le sorti della musica "minore" italica del corrente anno: melodismo ed ammiccamento estetico come strumenti per superare una certa semplice tradizione, i cui alfieri restano, per fortuna, Gigi d'Alessio e Giusy Ferreri, e veicolare in questo ultimo scorcio di decennio una sorta di finto modernismo che sa d'antico ed un ritorno ad un disimpegno slegato dai valori veraci della nostra musica e del nostro paesello. Non è questa la musica minore italiana di cui abbiamo bisogno, pur con i dovuti complimenti alla mamma della cantante.

Deonticamente Vostro,

Il_Paolo

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