Il Sogno e il Veleno. Un progetto, il cui nome racchiude un'idea, quella di due contrasti che possano trovare una sublimazione, la descrizione di una dicotomia esistenziale, in cui sognare può far male, ed avvelenarsi l'anima esserne la cura, l'evasione.

Ed il tentativo di fondere opposti è ravvisabile sin dal titolo dell'EP d'esordio, "Di stelle in un caffè", quasi una tensione alla riscoperta della poesia, dell'intimità, nel piccolo e nel quotidiano. Intento deliziosamente espresso nei testi, cullati da un accompagnamento quasi impalpabile, alla ricerca di un sentire lieve, tutto volto all'introspezione, che si alimenta di fremiti sottili ed alto lirismo.

La voce, sommessa e discreta, naviga su un evanescente, ed onnipresente pianoforte, sovente amplificato e sottolineato dagli archi.

Ovunque aleggia una studiata raffinatezza, che si intinge frequentemente in una malinconia impercettibile ma densa, e che neanche il bozzetto strumentale "Canzone di notte", dal sapore fortemente retrò, e dall'andamento trascinante, sa estinguere del tutto.

A conclusione, una insolita rilettura di un classico dei Kiss, "Beth", ancora una volta permeata di nostalgico sentire.

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