Essere o non essere?

Ovvero: come rendere una domanda esistenziale una dolce melodia che affianca la tua giornata dalle 6 di mattina fino alla sera. Esatto non lasciatevi ingannare dal titolo, quest'album non è un susseguirsi di domande senza risposta e melodie angoscianti. Queste sono melodie leggere tanto che potrebbero spiccare il volo in ogni momento, le ali non servono, ma non lo fanno e rimangono lì, a mezz'aria nella vostra testa, deliziandola.
Loro sono i Volo, una band molto ignorata della scena prog italiana, forse perchè sostanzialmente diversa dai vari CCP, Orme ed Area. Sono molto più soft, più docili, il prog più pop da salotto che c'è. Inoltre fanno una musica strutturata e suonata abbastanza differentemente rispetto agli altri gruppi coetanei: largo a clavinetti, strane tastiere che si stendono su una spiaggia formata da chitarra (e mandolino) mai eccessivi.

Questo preso in questione è il loro secondo lavoro, forse quello più valido, senza sminuire il bellissimo esordio omonimo, datato 1975.

Essere Essere Essere!

Nulla di più semplice: essere. E nulla di più semplice apre l'album: un pop orecchiabile con sprazzi di inventiva che lo rendono intrigante, "Gente in Amore" è una melodia magica, che si appoggia su una chitarra particolarmente ispirata del buon Radius, altro personaggio lodevole ma misconosciuto della nostra musica. Segue "Medio Oriente 249.000 Tutto Compreso", ovviamente orentaleggiante, sembra un arazzo che viene percosso da folate di chitarre e un ritmo percussivo stabile: sembra davvero che quel mondo lontano a noi si unisca alla nostra cultura musicale, e ciò avviene in una sera, su una spiaggia mediterranea, davanti ad un grosso fuoco acceso, alimentato da chitarre gentili. Questo è l'impressione che evoca l'ascolto di quest'album, o almeno in determinati passaggi: un pop strumentale mediterraneo, cangiante, progressivo ma sostanzialmente docile. Incredibile come le sei tracce tutte scivolino sulla nostra pelle, toccando il nostro senso dell'udito, senza lasciare singole sensazioni ma una sola piacevole melodia.
Infatti altra caratteristica di quest'album è la grande coerenza sonora che possiede, oltre ad avere titoli abbastanza singolari a volte: l'astratta e fuori dal tempo "Alcune Scene", "Svegliandomi Con Te Alle 6 Del Mattino", una delicatissima esibizione pacata di chitarra su un palcoscenico ricoperto di rose, che sul finale si accende con un clarinetto che chiude il sipario. Termina il tutto una dilatata "Canti e Suoni", con effetti di eco e estraneamento (magnifico l'ultimo minuto della traccia), che lasciano l'ascoltatore nell' incertezza che il titolo evocava, e che i nomi delle 6 tracce e la (bella) copertina, marcano ancor di più. In tutto ciò, quindi, soltanto la splendida musica sembra essere la nostra certezza. Forse era proprio questo il messaggio che voleva trasmettere quest'album.

Ascolto Dunque Sono.

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