Ilnero è un nome che ai più non dirà nulla, ma in molti, invece, si ricorderanno di Gianluigi Cavallo, in arte Cabo, voce dei Litfiba durante i primi anni Duemila. Dopo la burrascosa separazione della storica coppia Pelù-Renzulli ebbe tutti gli onori ed oneri di prendere in mano il microfono della più importante rock band italiana, prendendo parte ad una serie di album forse non troppo fortunati sotto il profilo puramente commerciale ma interessanti sotto quello strettamente artistico e che, lasciandosi alle spalle qualsiasi sperimentazione pop, riportavano fieramente il nome Litfiba in territori puramente rock. Conclusasi quell'esperienza nel 2006, Cabo si è dedicato a varie attività, compresa la produzione di giovani realtà musicali, ma soprattutto ha dedicato il proprio tempo alla VirtualCom, azienda leader nel settore software. Negli ultimi anni, grazie alla curiosità di chi lo aveva conosciuto ai tempi dei Litfiba, è tornato a farsi sentire con il suo nuovo gruppo, Ilnero, prima con una cover di David Bowie, “Heroes”, registrata per ringraziare tutti quelli che lo avevano seguito durante i suoi anni con Ghigo, ed infine con un nuovo album, “E=MC2 Essenza di macchina-cuore-cervello”, il primo, si spera, di una lunga serie. La prima data del tour di supporto al disco, in quel di Desio, alle porte di Monza, è stata l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con il cantante emiliano. Buona lettura.
RR: Come mai questo ritorno dopo così tanti anni? Qual è stata la molla alla base di questo ritorno? Di fatto, dopo “Essere o Sembrare” (del 2005, ultimo album registrato come voce dei Litfiba, nda) si dava quasi per scontato che, da parte tua, non ci fosse nemmeno più tutto questo interesse a tornare ad una musica “suonata”, con dischi e tour. Sembrava ormai un'esperienza da considerarsi conclusa con quella parentesi...
GCC: E' vero, è vero... intanto da “Essere o Sembrare” sono mancate quelle spinte necessarie per fare questo tipo di cose.. c'è l'arte, che è una cosa meravigliosa, e chi ha la fortuna di poterla fare, come me, si rende che, se non c'è la “benzina artistica” giusta, tra la band, i componenti, il progetto, è giusto, è leale nei confronti del pubblico, che è colui che riceve quello che hai dentro, dire “ok, mi fermo”, e serenamente, onestamente, decido di cambiare, di recuperare quello che era il motore iniziale di questa avventura, e così ho fatto. Da lì in poi, durante questo periodo ho costruito un'azienda meravigliosa che è VirtualCom, della quale sono profondamente orgoglioso e innamorato perché creare software è come comporre, infatti molti programmatori sono anche musicisti. Mi sono trovato in una bella sintonia, una bella armonia, un bell'equilibrio però, ad un certo punto, cominciavo ad affacciarmi nei social, per lavoro, e notavo che tantissimi degli amici che avevo incontrato durante il periodo con i Litfiba continuavano a postare del materiale, continuavano a mandare video e mi sembrava quasi poco educato non rispondergli, non dare un seguito. Quindi dentro di me avevo deciso di fare qualcosa per loro, per ringraziarli, per dire “guarda, non sono sparito, mi sto dedicando ad altro”. Diciamo che Doctor Jeckyll ha ripreso il comando di quest'involucro e lo guiderà per un po' ma Mr. Hyde non è morto, si sta solo dedicando ad un lungo sonno ristoratore...
RR: Mr. Hyde è vivo e lotta insieme a noi!
GCC: Esatto! Mi sono messo per gioco, per fare un regalo a tutti quelli che mi hanno seguito, a restaurare, a recuperare, un pezzo per loro, che è “Heroes”, per tutti i ragazzi che hanno speso soldi, hanno fatto chilometri, hanno comprato i cd, per dir loro che davvero li ritengo degli “heroes”. Ho visto persone che hanno visto, cinque, sei, dieci concerti e hanno fatto chilometri dappertutto: oggi c'era un ragazzo da Pordenone. E' una gioia vederli, è una gioia incontrarli, è un sincero abbraccio di passioni che si scatena. Dopo “Heroes”, quindi, ho ritrovato degli amici che mi hanno “strappato” i pezzi che avevo composto in questo periodo, li hanno provati in sala prove e mi hanno chiamato giù a Napoli e da lì ho sentito che era il momento di ripartire, con degli amici intorno e con le energie giuste, e così è stato.
RR: Per quanto riguarda i testi dell'album, di cosa parlano? C'è un filo conduttore che unisce i vari brani? A distanza di tutti questi anni, hai notato qualche differenza tra il modo in cui hai lavorato a questo disco ed il modo in cui lavoravi con i Litfiba?
GCC: Certo, assolutamente sì. Io credo che il motore di ognuno di noi sia l'evoluzione. Io mi pongo ogni giorno davanti alla vita come un allievo, con ciò che ho imparato e pronto a mettere in campo ciò che ho imparato, con la determinazione massima. Essere allievo ti permette di ricevere ciò che la tua evoluzione ti permette di raggiungere e dovrebbe scatenarsi poi un loop virtuoso, cosa che credo di vivere, e mi da molto piacere, perché non ti lascia mai uguale, ogni giorno è diverso, sostanzioso e poggia su quelle basi importanti. Ecco perché il filo conduttore di questo disco è proprio E=MC2, ovvero “essenza di macchina-cuore-cervello”, proprio perché quando noi creiamo un'opera questa è un distillato di noi stessi, è un distillato della nostra anima, è un distillato di quelli che sono i nostri componenti principali di un essere umano, cuore, fegato e cervello. Tutto questo mi è piaciuto metterlo dentro l'album ed rappresenta tutta questa “raccolta”, da un passato ad un futuro, che riguarda energie interiori, la voglia di mettersi in gioco, il conoscersi, il lasciarsi conoscere e lo sfidare costantemente l'orizzonte, perché solo quando lo sfidi sereno, consapevole del fatto che sei, e non sembri, ottieni quei canali che la vita sa darti e che a volte sono meravigliosamente complessi da capire, ma l'importante è che ti senti vivo, ti senti vero: è questo è E=MC2.
RR: Tra l'altro questo progetto prevede anche un libro autobiografico: vuoi spenderci qualche parola?
GCC: Volentieri. Anche quello è una raccolta di quelli che sono stati momenti particolari della mia vita, quelli dove ho imparato, dove ho sbagliato, dove ho ricercato, dove ho esplorato... quei momenti chiave che io ritengo veramente belli, da ricordare, anche alcuni di intrattenimento. Il libro, infatti, non ha la velleità di raccontare o di essere una autobiografia, ma vuole solo intrattenere le persone che sono interessate a questo genere di discorsi.. Il tentativo è questo, infatti l'ho scritto davvero molto di getto, infatti è stato molto molto veloce. L'ho fatto quasi come se fosse un gioco. Mi sono accorto poi che, facendolo leggere ad alcuni amici, mi dicevano “cazzo, ma è bello”, perché proprio lo leggi volentieri.. questa cosa del “volentieri” mi è piaciuta. Se un libro lo leggi volentieri significa che è come stare al bar con un amico che ti racconta delle cose.. credo che questo sia il dovere di un libro perché gli artisti sono nati in strada e nelle osterie e da lì poi hanno creato, fatto, impressionato. Poi sono stati presi e portati nelle corti ma tutto nasce lì, davanti ad un momento intimo speso con qualcuno di cui hai fiducia o che vuoi intrattenere, con cui vuoi parlarere.. questo è l'istinto principale.
RR: Tornando all'ultimo periodo in cui facesti parte dei Litfiba, per un certo periodo ti dedicasti alla produzione di un gruppo, gli Scaramouche. Cosa ricordi di quell'esperienza? Una volta sciolti i Litfiba avevi pensato alla possibilità di rimanere nel mondo della musica ma da dietro le quinte, magari dietro una consolle o come manager o produttore?
GCC: Gli Scaramouche sono stati un'avventura splendida, una band piena di energia e di passione. Mi sono avventurato a fare da produttore, mettendo la mia esperienza personale, il mio gusto, il mio talento, quello di cui dispongo o meno, l'ho messo al servizio di quella che poteva essere una grande band che, ripeto, adoro e ammiro. L'ho fatto, ci è piaciuto, mi è piaciuto, è stato un bellissimo esperimento ma credo che la mia evoluzione mi chiedesse qualcos'altro e quindi ho continuato a muovermi. La ricordo meravigliosamente come un'esperienza di grande istruzione, di grande training per me e mi sono poi trovato a dover scegliere e ho scelto di dare seguito ad un'altra attività che è la mia seconda vita, cioè fare il creatore di software, il programmatore. L'ho scelta in quel momento perché credo che quel momento non fosse quello di mettersi dietro le quinte anche se magari ho seguito tante band e magari le ho aiutate ad iniziare, a sbloccare quei meccanismi alle volte troppo poco oliati che hanno le band alle prime armi. A volte con pochi consigli, con pochi suggerimenti si riesce davvero a tirare fuori il succo di un insieme di persone che, magari, mancando di qualche piccolo accorgimento hanno la strada più ripida.
RR: Torniamo ad un altro argomento a te caro, ovvero internet. Ai tempi di “Elettromacumba” internet era la novità del momento, mentre invece ora, a distanza di più di quindici anni, fa parte della quotidianetà. Quale ruolo può avere oggi internet nella promozione di un gruppo? A volte sembra essere la strada più facile, quella di promuoversi tramite internet, mentre in altri casi sembra quasi esserci un intasamento, chiunque ha una pagina Myspace, una pagina Facebook.. Ricordo, ai tempi, una vecchia copertina del “Mucchio Selvaggio” con te e Ghigo: all'epoca avere la copertina della rivista era il modo migliore, voleva dire aver fatto il botto, avere una buona promozione intorno, oggi sembra invece che anche molte riviste facciano fatica a vendere. Quale ruolo può quindi avere internet all'interno di un contesto promozionale oggi?
GCC: Allora, secondo me è proprio fondamentale. Lavorando con la mia azienda nel publishing, quindi nell'editoria, la cosa che diventa scomoda è che ti rendi conto gli editori non hanno capito o hanno capito tardi il ruolo di internet, soprattutto nella cosa più intima e privata che ognuno di noi ha, il telefonino. Lì dentro c'è tutto, ci teniamo tutto, e tu devi entrare lì dentro. Sempre più raramente compriamo riviste o magazine e lo dicono le vendite, non lo dico io. Questo purtroppo fa sì che da noi, come Italia, e questo lo vedo dalla qualità dell'informazione offerta, spesso diventa raro il parere di un giornalista, diventa raro ma diventa importante sentirlo. Secondo me abbiamo affogato l'informazione musicale italiana con troppa poca qualità. Questo ha scatenato quello che è “ok, non c'è tanto interesse” e quindi internet è riemerso: anche lì trovi di tutto, dalla spazzatura alle cose interessanti, però oggi è l'unico mezzo che arriva davvero a tutti e lo testimonia il calo delle vendite di qualsiasi tipo di cosa. Questo vuol dire che dobbiamo capire che in internet va usata la qualità, perché se tu compri un giornale, lo apri e trovi cose poco interessanti...
RR: … poi il giornale non lo compri più...
GCC: Non lo compri più. Internet fa questo, dice “io scrivo delle robe, poi ti piacciano, ti interessano? Va bene”. C'è l'Huffington Post, un esperimento riuscito, nato in internet, che poi ha comprato Murdoch. Finché non è avvenuto quest'esperimento tu dici “si, ma internet non paga”.. internet è il mezzo del futuro sul quale viaggerà tutta l'informazione e tutto quello che riguarda la promozione, è necessario trattarlo, calibrarlo, come abbiamo sempre detto, con la qualità, questo purtroppo non è stato fatto, anche se è difficile: tutti possono entrare e pubblicare una pagina. Sicuramente il metodo che va usato è scoprire quelle che sono le dinamiche, le interazioni all'interno delle persone, dai social, dai motori di ricerca, al crowdfunding, bisogna scatenare qualcosa che diventi strategia vera, non semplicemente “ho pubblicato una pagina ma nessuno me la caga”, ma è normale...
RR: Parlando invece dell'album e del lavoro che c'è stato intorno, l'idea che si è avuta è che voi, come gruppo all'esordio, abbiate voluto attuare la politica dei piccoli passi. C'è stato prima “Heroes”, poi il concerto ad invito ed infine si è arrivati all'ep e all'album. Al giorno d'oggi per un gruppo, anche che ha anni di carriera alle spalle, conviene ancora fare un album “fisico”, inteso come cd, come vinile, che ha quindi dei costi fissi? Molti gruppi, anche storici, ormai dicono chiaramente “noi non facciamo album perché tanto la gente non è comunque interessata” : secondo te da qui a cinque-dieci anni il cd, come supporto, avrà ancora senso o si passerà al download autorizzato, gratuito o allo streaming?
GCC: No, secondo me il vero valore resterà quello che è il toccare qualcosa, qualcosa che non si può replicare. Il vero valore, in futuro, sarà sicuramente il concerto e sicuramente anche il progetto fisico, per il collezionismo, per toccare l'artista. Il progetto fisico sarà una piccolissima parte del business, che ora ancora resiste. Oggi ci muoviamo nello streaming: come ti dicevo prima, arrivi in macchina, esce il nuovo album di David Bowie e lo scarico, immediatamente, tempo tre minuti, in 4G, io ho l'album nuovo di David Bowie, non esiste negozio di dischi al mondo che offra un servizio così. Lo streaming, Spotify, tutto quello che è il download, il poter raggiungere un oggetto dal tuo device è il futuro, purtroppo non paga come i cd. Ma questo perché? Forse perché abbiamo anche un po' troppo marciato con i cd: costi carissimi, compravi i cd c'erano tre pezzi buoni e il resto era merda.. ci hanno sguazzato troppo e la pagheranno cara...
RR: Le “grandi” edizioni speciali a ventotto euro!!
GCC: Bravissimo, le trovo delle cose allucinanti. Tu ricorderai che quando ero io nei Litfiba nel 2000 facemmo un'operazione...
RR: “Live on Line”...
GCC: Esattamente. Non per combattere la pirateria, ma per segnalare che non puoi chiamare pirateria qualcosa per cui chiunque, con nozioni zero, arriva, clicca e scarica. Ma gli puoi dire che è un ladro!? No, non glielo puoi dire. Quello che bisogna dire è “ma come mai sono lì a fare questo? Come mai questo al posto di altro?”. Forse ci deve essere un attimo di ragionamento, dobbiamo creare qualcosa di diverso. E invece no, hanno fatto sistemi di protezione e altre cazzate del genere. Noi abbiamo detto “facciamo qualcosa di diverso”. Essendo che io il disco l'ho venduto, do la possibilità a chi non mi conosce o a chi mi ha vissuto di scaricarsi gratis un album dal vivo. “Live on Line” è stata proprio questa operazione, fatta in collaborazione con Lycos, che, prima che arrivasse Google, era un motore di ricerca assolutamente calcolato e bravo e abbiamo fatto una bellissima operazione dove tu potevi downloadare legalmente e gratuitamente un album dal vivo dei Litfiba. A me è sembrata un'operazione interessante: tutto il resto è un protezionismo che non ha senso e dobbiamo rivedere i modelli. I modelli oggi sono Spotify, Itunes, Google Play: funzionano, ti fanno raggiungere l'oggetto. Bisogna dare ancora più valore, l'artista deve creare qualcosa che sia simile ad un abbonamento, un abbonamento all'artista. E' inutile che l'artista fa il figo, come le case vogliono, che ogni due anni fa uscire il disco: l'artista lavora sempre, noi abbiamo già voglia di scriverne un altro di album...
RR: …e poi il disco è un parte dell'intero prodotto...
GCC: Esattamente. Quindi non faremo così, cercheremo di sorprendere chi ci ama: come hai visto stasera, per me è stato un tuffo nel cuore, un bagno di emozioni meraviglioso, ho visto davvero gente che ti ha conosciuto dodici anni fa e la ritrovi qui. Come funziona questa magia? Questo è rock'n'roll, se c'è questo significa che tu hai tirato fuori te stesso, era vero, gli è piaciuto e tornano. Questo è il bello di questo tipo di operazione, c'è verità, c' passione, c'è sensatezza. Non c'è mercato e business, non voglio che sia iconizzato e stereotipato tipo che quello che gira intorno alla rockstar. Io voglio toccare i miei fan, le persone che davvero vivo e voglio dargli tutto. Già nel nostro sito abbiamo instaurato quello che è il digital pass che con un piccolo prezzo annuale ti da diritto a tutta una serie di plus e bonus che ti fanno seguire l'artista in tutte le sue attività, vuoi che siano registrazioni fatte in sala prove, le anteprime del prossimo disco, i provini, filmati, gadgets, tutto quello che è extra che ti tiene in contatto tu lo puoi avere. Questo è il digital pass e questo è un altro pezzo di futuro importante.
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