Trasgressivo o semplicemente geniale? Depravato o sensazionale? Unico o ripetitivo? Patetico e poco originale?
Immanuel Casto definito il re del Porn Groove, il Casto Divo Vergineo, con le sue marachelle esportate in canzoni provocanti dai ritmi che spaziano dalla dance anni 80, al glam, al groove al sytnh-pop, sta spopolando su internet, in vari locali di tendenza, ottenendo anche discreti passaggi radiofonici, ad esempio su Radio Deejay.
Affascinante, dallo sguardo e dai gesti ambigui, il Divo ci regala produzioni forti, testi e video molto diretti, non lasciando nulla all'immaginazione. Con il suo modo di fare provocatorio e trasgressivo è riuscito pian piano ad emergere in una società, come quella italiana, ancora bigotta e non aperta a determinate tematiche che possono infastidire e disgustare. Il mini disk in questione dal diretto titolo "Io Batto" ci fa già capire cosa affronta nei suoi testi.
La prima traccia "Battito Anale (Anal Beat)" con annesso video provocatorio è la conferma di questo mix d'ingredienti forti. Nessuno aveva mai apertamente inneggiato alla sodomia in maniera ironica e divertente con un ritmo dance capace di ammaliarti e un finale a dir poco assurdo in cui viene ripreso il classico "Gioca Jouer" rivisitato, chiaramente, in chiave erotica.
Si continua con "50 Bocca / 100 Amore" provocazione al mondo della prostituzione, un modo diretto per denunciare gli abusi e la depravazione presenti non solo in quei luoghi definiti dal Casto Divo "paradisi del turismo sessuale", bensì anche in quello dei vip: "ripenso a quei luoghi in cui sono stato, come quel giorno a Casa di Lapo" cita una parte del testo, volendo mettere in evidenza tematiche che affliggono il nostro paese amante della buona immagine, dell'arte, della cultura, ma affetto anch'esso da desideri più insiti nell'animo di ogni persona sfociando in un mare di droga e depravazione che i media continuamente narrano.
Le successive e sempre dirette due tracce "Gocce di piacere nel mio sfintere" e "Il tempo degli abusi" continuano a far emergere pervesioni, tabù, piaceri, orrori, disagi, frustrazioni, accompagnate con quel suo raffinato e distinto "talento" che lo contraddistingue, tentando di far scappare anche un sorriso durante l'ascolto e lasciarsi, forse, una buona volta andare dai falsi moralismi che ci perseguitano.
Ovvio che la parte più curata di tutto l'ep è proprio quella riguardante le tematiche; buono il suond: gli arrangiamenti sono discreti, le ritmiche affascinanti, i suoni velati da una sottile base elettronica ammaliano e divertono; non si può dire che la vocalità dell'eclettico artista sia sempre alla portata: a volta risulta un po' stonata, un po' cadente, altre volte eccita e si lascia ascoltare.
Il risultato finale tutto sommato è buono, di facile ascolto, si tratta solamente di un modo per cercare di ironizzare e far conoscere un nuovo tipo di linguaggio privo di pudori e moralismi, senza esagerare e senza prendere tutto troppo sul serio. E dato il successo che sta riscuotendo il risultato è stato raggiunto. Moda passeggera? Può darsi, per il momento "Il Casto" colpisce (in tutti i sensi) e la folla lo adora.
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